Le organizzazioni ambientaliste hanno lanciato un appello ai deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana affinché venga adottato al più presto un Piano Energetico Ambientale Regionale per la gestione del fotovoltaico, che favorisca ed incentivi le piccole imprese e al contempo preservi e valorizzi il paesaggio locale.
“Il ritardo e le omissioni della Regione Siciliana nell’adozione del Piano Energetico stanno creando una inaccettabile e pericolosa contrapposizione fra il Paesaggio e la produzione di rinnovabili, in particolare quella derivata da quel fotovoltaico industriale che sovvertendo la pur chiara normativa vigente viene in maniera sconsiderata denominato “agrivoltaico”” si legge in una nota. “Il sospetto diviene certezza ed è che il silenzio della Regione Siciliana finisca per favorire l’assalto speculativo dei terreni agricoli lasciati pretestuosamente al di fuori di ogni regola e tutela.”
“La cittadinanza attiva siciliana riunita in numerose assemblee – continua la nota – si è sempre espressa con chiarezza a favore del fotovoltaico ed è convinta che la piena utilizzazione non solo dei tetti ma delle coperture di ogni tipo e delle aree ritenute idonee, l’istituzione di task force per la diffusione delle comunità energetiche e per lo scambio dell’energia prodotta nelle aree rurali, lo sviluppo dei sistemi di risparmio e di efficientamento, il sostegno ad una ricerca libera da condizionamenti sono tutte azioni che porteranno verso la collocazione regolata degli impianti fotovoltaici e l’indispensabile abbandono della civiltà del petrolio. La Regione Siciliana ha preteso l’esclusiva sui Beni culturali e paesaggistici, ora li difenda dalla ulteriore colonizzazione.”
Le associazioni ritengono inammissibile che in Sicilia possano essere autorizzati impianti di fotovoltaico industriale “prima ancora che venga approvato un Piano energetico regionale che tenga conto delle indicazioni dei Piani Paesaggistici e individui altresì i luoghi idonei alla collocazione, quali discariche e cave dismesse, terreni degradati e altri luoghi”.
I sottoscrittori della nota chiedono, inoltre, che non vengano autorizzati impianti di incenerimento di cui non si dimostri ampiamente la collocazione in ipotesi recessiva nell’ambito della Economia circolare, “come ribadito anche dall’ultimo decreto di recepimento del pacchetto europeo sull’Economia circolare n.116/2020 e, soprattutto, il pieno rispetto del criterio da adottare per l’utilizzo dei Recovery funds espresso dal DNSH”.