Era il 9 maggio 1943 quando 211 bombardieri B-17, le cosiddette “fortezze volanti” americane, sganciarono quasi 315 tonnellate di bombe, che seminarono morte e distruzione, devastando il centro storico del capoluogo e lasciando dietro di sé 373 vittime tra i civili.
A 80 anni da quegli eventi, la città ancora non si è del tutto ripresa. Le ferite nel centro storico sono ancora visibili, nonostante gli interventi, con fondi pubblici e privati, che si sono succeduti in questi decenni.
“Gli squarci sono ancora là e nessuno li ha tolti. Mentre le altre città europee si sono riappropriate dei centri storici, abbellendoli e valorizzandoli – dice Paolo Crimaudo, presidente comitato residenti Mandamento-Tribunali – noi siamo rimasti indietro. C’è stata poca capacità nel risolvere i problemi, perché è dagli anni Novanta che si parla di consegnare alle nuove generazioni un centro storico risanato e riqualificato. Ma quelle nuove generazioni hanno adesso oltre 30 anni e camminano ancora in mezzo alle macerie. Via Alloro è piena di edifici abbandonati, ad esempio: palazzo Bonagia, palazzo La Valle, l’hotel Patria, che doveva ricevere gli studenti universitari. La situazione è disastrosa”.
C’è chi qualche tempo fa ha deciso di trasferirsi nel centro storico, per avere “tutto sotto mano, per poter scendere da casa e a piedi fare tutte le commissioni quotidiane, come andare dal fruttivendolo, dal macellaio, ma anche in farmacia, o dal calzolaio, dal parrucchiere e dall’estetista. Oggi queste botteghe sono scomparse. Mi sono trasferita qui 26 anni fa e ho dovuto assistere inerme – lamenta Paola Miceli, presidente del comitato residenti di piazza Magione – al progressivo svuotamento e impoverimento del centro storico. Parliamo della fuga dopo i bombardamenti di 80 anni fa. Ma oggi la situazione non è molto dissimile, con i residenti che si allontanano in favore dei turisti. Nel frattempo, sono nate decine di pub. È giusto che ci siano – ci tiene a sottolineare – perché ravvivano il contesto, ma bisogna che rispettino le norme di convivenza”.
I comitati e le associazioni di categoria si sono riuniti nell’ex chiesa di San Mattia ai Crociferi, alla Kalsa, per riflettere sulle azioni necessarie per un cambio di rotta. Presente all’incontro anche l’assessore al Centro storico del Comune di Palermo, Maurizio Carta: “È ingeneroso dire che le amministrazioni passate non hanno fatto nulla. Ci sono stati interventi cospicui, soprattutto nei mandamenti Tribunali e Castellammare. Resta ancora molto da fare, soprattutto nei mandamenti più a monte, che hanno un tessuto molto più fragile. Oggi ricordiamo la storia, ma portiamo anche avanti un metodo, che è quello della concertazione, del confronto, che possa mettere d’accordo punti di vista diversi”.
L’amministrazione Lagalla sta portano avanti “un’azione di sistema. Un quartiere vive grazie ai suoi residenti – ribadisce Carta – e non soltanto degli abitanti temporanei. Per far tornare i residenti, però, bisogna migliorare i servizi riportando un elemento fondamentale come il lavoro. È questo ciò su cui stiamo lavorando, soprattutto nell’area della Kalsa, per il ritorno di attività manifatturiere e artigianali, che costituiscono la sostanza di un quartiere”.