In mezzo a tante polemiche sulle attività estive che il Comune di Palermo prevede di organizzare per i bambini in tutte e otto le circoscrizioni, c’è chi agisce e non chiede nulla all’amministrazione.
È il caso della cooperativa sociale Parco Uditore, che da qualche giorno ha avviato un campus estivo totalmente autofinanziato. Un modo per permettere a 30 bambini in condizioni di disagio sociale ed economico di passare qualche settimana divertendosi.
Al parco di piazzale Einstein si sono sempre svolte attività estive, ma questa volta ai 10 bambini che hanno pagato la loro quota per il tempo d’estate dal 12 giugno al 10 settembre si aggiungono 30 bimbi provenienti da case-famiglia le cui quote sono state prese in carico da Gotita, una Onlus di Milano che dal 2010 si occupa di finanziare progetti in giro per il mondo per contrastare la povertà.
Così, ogni mattina il parco Uditore risuona delle risate gioiose di 40 bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni. Alla piscina, al calcio-balilla e alla baby-dance si alternano laboratori di educazione ambientale, di manipolazione creativa e di educazione stradale. In collaborazione con la polizia municipale, saranno organizzati due incontri cui farà seguito un mini-esame teorico e pratico per prendere un simbolico “mini-patentino” per la bici. Tra le altre attività, è prevista anche una collaborazione con la “Bibliolapa” del Centro studi “Paolo Borsellino”. I bambini e gli accompagnatori dello staff verranno, poi, portati in via D’Amelio da un pullman dei Carabinieri in occasione delle commemorazioni del 19 luglio.
“Gli obiettivi – spiega la responsabile del progetto, Valentina Marchione – del campus sono molteplici. Sicuramente, partiamo dal fatto che ‘Got it a camp’ permette ai genitori che lavorano tutta l’estate di far divertire i propri figli anche se costretti in città. La cosa più importante di questa edizione, però, è l’inclusione. Il mix tra bimbi provenienti da diverse realtà è fantastico e ognuno di loro sta imparando qualcosa dagli altri. C’è il confronto con situazioni che bambini così piccoli non avrebbero mai pensato potessero esistere. Conoscere coetanei che vivono in casa-famiglia fa nascere in loro sentimenti forti di empatia, di solidarietà, che valgono per noi dello staff tutta la stanchezza di gestire ogni giorno 40 ‘piccole pesti’“, scherza.
A proposito dello staff, “anche in questo caso c’è una bella storia da raccontare – sottolinea Marchione – perché siamo stati contattati da ragazzi oggi sedicenni che hanno frequentato i nostri campus estivi per diversi anni. Adesso, fuori età come fruitori, ci hanno chiesto di poter passare l’estate da volontari, dando una mano ai quattro educatori e ai ragazzi del servizio civile che gestiscono il campus. È strano vederli, cresciuti, fare lezione di baby-dance ai più piccoli”.
Per progettare il campus, tra ricerca dei fondi, programmazione delle attività, acquisto dei materiali e organizzazione del lavoro, ci sono voluti cinque mesi: “Bisogna curare ogni minimo dettaglio. Quando si lavora con i bambini, non si può improvvisare. Ma non tutti lo comprendono”, chiosa.