Hanno portato il loro manifesto direttamente all’assessore al Personale del Comune di Palermo, Dario Falzone, i 90 ex Lsu che si sono dati appuntamento questa mattina in piazza Magione. Chiedono una “vera stabilizzazione e non il contratto di lavoro a 16/17 ore settimanali con un unico inquadramento professionale, senza considerare l’esperienza e le capacità maturate in 25 anni di lavoro all’interno dell’amministrazione comunale”.
Sono entrati in servizio insieme ad altri colleghi nel 1998, provenendo dal progetto “Palermo Lavoro”, come Lavoratori socialmente utili. Dopo 11 anni, nel 2009, grazie al Piano di stabilizzazione statale con fondi strutturali pari a 55 milioni di euro, i dipendenti hanno partecipato, a seconda dei titoli di studio e delle competenze acquisite, ai concorsi di selezione banditi dal Comune con l’intento di chiudere la vicenda. Alcuni di loro, pur avendo superato le prove selettive e pur trovandosi in alto in graduatoria, non hanno potuto firmare il contratto.
Così, in 90 hanno continuato a lavorare per altri 14 anni nella speranza della stabilizzazione. Il 20 febbraio 2023 il primo spiraglio, con la delibera di giunta per la contrattualizzazione degli ultimi Lsu rimasti. Che, però, si sono visti proporre un contratto a 16 o 17 ore.
Una rappresentanza di loro questa mattina è andata a consegnare il manifesto all’assessore Falzone in via Garibaldi. Secondo gli Lsu, “dal fondo statale che obbligatoriamente doveva essere usato per la stabilizzazione dei Lavoratori socialmente utili, risulta disponibile 1,7 milioni di euro, sufficiente per contratti anche di 36 ore”.
Tra i punti, c’è la richiesta che “tale personale sia inquadrato all’interno di questa amministrazione secondo i titoli e l’esperienza acquisita durante gli anni pregressi, facendo notare che gli Lsu hanno svolto le più svariate mansioni, anche superiori rispetto ai titoli posseduti, al fine di supplire la carenza di personale dell’organico di ruolo. Si chiede, dunque, che l’amministrazione modifichi entro e non oltre il 31 marzo 2023 il Piano di riequilibrio, così come è già stato fatto, ad esempio, per evitare l’aumento dell’Irpef”.
Chiedono “tutele e dignità”, rivolgendosi direttamente al sindaco Lagalla. “Ci stabilizzi al massimo delle ore – scrivono -, rispetto alle somme a disposizione, 30 ore settimanali, come tutti i nostri colleghi part-time ex lsu, o 36 ore per sanare i danni che abbiamo dovuto subire in tutti questi anni: nessuna tredicesima, produttività, busta paga, nessun contributo pensionistico per ben 25 anni a causa di un ‘errore amministrativo’ non nostro”.
Nessuna modifica è prevista al Piano di riequilibrio, che deve essere approvato entro il 31 marzo. Qualche speranza potrebbe esserci dopo l’eventuale firma dei contratti a 16 e 17 ore. Intanto, il sindacato di base Usb ha già chiesto un incontro al sindaco e all’assessore per iniziare a discuterne.