Prosegue lo stato di agitazione dei lavoratori di Almaviva, che hanno organizzato un sit-in di protesta questa mattina davanti alle sedi della Prefettura di Palermo e Catania. In entrambi i casi, i rappresentanti sono stati ricevuti.
Nel capoluogo siciliano, ad accogliere Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl Comunicazioni è stato il viceprefetto aggiunto Pietro Barbera, a cui i sindacati hanno “esposto l’attuale situazione sempre più drammatica delle lavoratrici e dei lavoratori di Almaviva Palermo”.
A non conoscere il proprio futuro al di là del 31 luglio, quando scadrà la cassa integrazione straordinaria, non sono soltanto i 500 lavoratori del numero di emergenza Covid 1500. Sono circa 600 i dipendenti di call center – 40 di American Express e altri 150 rimasti già senza commessa – che “di fatto sono ormai senza impiego”.
L’ultima commessa è quella di Trenitalia, tra Palermo, Napoli e Milano. Ma Almaviva, che ormai si occupa di information technology, è destinata a perdere anche questa.
Dopo l’incontro del 13 marzo con l’assessore regionale alle Attività produttive, in cui lo stesso Tamajo aveva provato a rassicurare i rappresentanti sindacali dicendo che insieme al presidente Schifani era stato interpellato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nulla è cambiato. E del “Decreto legge promesso, che avrebbe con urgenza prorogato il servizio, non per il Covid bensì per altre ‘emergenze sanitarie’, ancora non si è vista neanche l’ombra”, sottolinea Emiliano Cammarata, responsabile Slc Cgil Palermo per i call center.
“Al viceprefetto aggiunto – spiegano i sindacati nella nota congiunta – è stata ribadita l’esigenza di un intervento sul Governo nazionale per la riapertura del tavolo di crisi di Almaviva Contact, per ricercare soluzioni concrete per tutti i lavoratori coinvolti, che ad oggi prefigurano solo miseria e disoccupazione. Gli impegni e i propositi dichiarati dai soggetti istituzionali vanno messi in atto in maniera concreta nel più breve tempo possibile. Il viceprefetto – proseguono – ha preso atto delle istanze sollevate, facendosene carico e prendendosi l’impegno di interloquire celermente con il Governo affinché i ministeri coinvolti possano convocare urgentemente il tavolo di confronto”.
A Catania, la scena è stata simile, con i lavoratori di Almaviva che hanno tenuto davanti alla prefettura un presidio promosso dai sindacati per “stimolare ancora una volta l’attenzione da parte del Governo nazionale su una vertenza che si protrae ormai da diversi mesi”. In questo caso, sono 180 i posti di lavoro a rischio dopo la chiusura del servizio telefonico 1500 del ministero della Salute.
La richiesta affidata al capo di gabinetto della prefettura è “di poter ritornare a discutere sulla delicata situazione a Roma. La questione adesso – sottolineano Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl Comunicazioni catanesi – sarà rappresentata ai ministeri dell’Impresa e del Made in Italy, del Lavoro e Politiche sociali e della Salute nella speranza di poter riattivare lo stesso 1500 con affidamento ad Almaviva, prima di procedere ad una nuova gara d’appalto per garantire continuità all’attività di contact center pubblica sulla sanità nazionale. Ringraziamo il prefetto – si legge nella nota congiunta – che anche questa volta ha voluto aprire le porte della prefettura ai lavoratori di Almaviva per ascoltare le loro istanze e portarle nei tavoli ministeriali. Continuiamo a rimanere in apprensione per i colleghi che rischiano di rimanere senza lavoro e, per questo, chiediamo al Governo di fare presto sull’approvazione dell’atteso Decreto legge necessario a sbloccare la situazione e tutelare i livelli occupazionali”.
Nel frattempo, lo stato di agitazione prosegue: “Daremo tempo ai Prefetti e attenderemo un’eventuale convocazione del Tavolo Ministeriale, ma la pazienza è terminata – dice Cammarata -. Dopo Pasqua siamo pronti a nuove azioni sindacali”.