Il freddo a cavallo tra febbraio e marzo ha congelato la classifica del Palermo. Ad appena un soffio dal secondo posto il pallottoliere si è bruscamente fermato, faticando a inanellare risultati che potessero permettere ai rosanero di essere competitivi e intimidire gli avversari. Mai l’arrivo della sosta era stato così ben accolto come dopo gli schiaffi post-Venezia (LEGGI QUI). Tra un match delle Nazionali e l’altro, intanto, è arrivata la primavera e il primo pensiero va certamente al club di viale del Fante, se sarà nelle condizioni di rifiorire, già a Pisa, o se le ultime uscite erano già il monito di una resa anticipata.
A Pasquetta i rosa dovranno fare a meno della classica “arrustuta” per rigettarsi a capofitto su un campionato che, a otto turni dal termine, ha ancora molto da raccontare. In questi quindici giorni, del resto, la compagine siciliana si è adeguata alle privazioni: pochi grilli per la testa e tanto lavoro per cercare di rattoppare i buchi causati dai grossolani svarioni costati cari. Corini non può certamente definirsi soddisfatto dei risultati offerti dalla propria squadra, che in più circostanze ha dimostrato scarsa, se non totale, capacità di reazione.
Non a caso negli ultimi giorni il tormento più chiacchierato è quello del cambio modulo: 4-2-3-1, 4-3-3, 3-5-2 o un 3-4-2-1? Numeri che hanno fatto letteralmente girare le testa, ma il tecnico, che ha sempre esternato la sua contrarietà a uno schema rigido, dovrà andare oltre la matematica e adeguarsi alle esigenze tattiche della rosa.
Tra convocati in Nazionale e infortunati, contro il Lommel (CLICCA QUI) nulla di tutto ciò si è visto. Il test amichevole con i cugini belgi ha tenuto in allenamento i rosanero, per evitare di perdere lo smalto, ma niente di più. Chi si aspettava di vedere in atto la linea difensiva a tre è stato certamente deluso. Difficilmente questa via potrà essere percorribile senza il pieno recupero di Lucioni. Allo “zio” spetterà il compito di riaccendere con la sua grinta quella fiamma che sembra essersi affievolita e magari, anche quello più arduo, di infondere fiducia al “gemello” di reparto, Ceccaroni, apparso in evidente affanno e stato di smarrimento. Dietro, poi, resta il rebus nel cercare una posizione quanto più congeniale a Lund o Aurelio, per contenere il più possibile una fase difensiva che non è mai stata il punto forte dei due terzini sinistri.
Anche l’assenza di Ranocchia, elastico tra i reparti, è stato un duro boccone da mandar giù. Il più amaro resta la scarsa incisività degli altalenanti esterni. Poco importa la formalità sulla carta, qualsiasi opzione al vaglio del tecnico di Bagnolo Mella passa proprio dalle due estremità del campo, da destra e da sinistra. Chiamati a fare la differenza, in troppe occasioni hanno disatteso le aspettative, risultando persino l’anello debole della catena di montaggio. Questa volta i guai sembrano essersi spostati a destra a causa degli acciaccati Di Mariano e Insigne. Sommando gol e assist degli esterni d’attacco certamente ci si aspettava qualcosa di più. Ad accusare il colpo è stato anche Brunori. Le dodici reti e i quattro assist sono buoni numeri, nulla da recriminare al capitano, ma certamente stanno un po’ stretti. Il numero nove si è spesso ritrovato troppo isolato, ma è stato capace di essere il più chirurgico possibile nelle poche occasioni tra i piedi. Un aspetto quest’ultimo migliorato rispetto ad avvio stagione con l’avvicinamento e accentramento graduale di Di Francesco e Di Mariano, ma ancora non abbastanza sufficiente per quel salto in più. E’ difficile da pensare che il dilemma degli esterni, tallonati già dalle voci di mercato, possa risolversi dall’oggi al domani, in circa un mese e mezzo.
Carte alla mano, dunque, all’Arena Garibaldi il pubblico rosanero non dovrebbe assistere a grossi stravolgimenti ma al classico 4-3-3, duttile e fluido nel corso dei novanta minuti. Quel tanto menzionato e citato “aspetto mentale“ è l’unica chiave di volta e l’unico elemento per far si che il Palermo possa vivere, quanto meno da protagonista, i playoff. Il piazzamento tra le prime otto, visti i ritmi, non è un obiettivo da sottovalutare.