Non c’è pace per Maurizio Zamparini. La Corte di Cassazione ha confermato i domiciliari per l’ex presidente rosanero, rinviato a giudizio per false comunicazioni sociali e falso in bilancio. Secondo gli ermellini non ci sono elementi sufficienti per interrompere la misura restrittiva, motivando il tutto in una sentenza molto dura. La decisione arriva a pochi giorni dalla sentenza della Corte Federale d’Appello, che deciderà se il Palermo andrà in Serie C, come previsto in primo grado, o se ribaltare la precedente sentenza.
Ad avviso della Suprema Corte, la tesi per cui la cessione del Palermo “ad un gruppo inglese” avrebbe fatto venir meno le esigenze cautelari, è una “prospettazione del tutto generica“. A quanto risulta alla Cassazione, i legali di Zamparini – nella documentazione inoltrata agli alti magistrati – non descrivono “analiticamente il contenuto degli atti depositati a supporto della stessa prospettazione (atto di cessione delle quote della società e verbale dell’assemblea dei soci con le dimissioni dei vecchi organi amministrativi e la nomina dei nuovi), dal cui tenore emerge, anzi, l’esistenza di condizioni rispetto all’esecuzione dell’operazione, il cui avveramento resta da definire“.
Inoltre, Zamparini, spiegano i giudici nella sentenza, deve rimanere ai domiciliari anche per il rischio “concreto e attuale” di reiterazione dei reati, per la “pervicacia e il totale dispregio della legge dimostrati dall’indagato“, che “ha agito in modo continuativo per occultare la verità e perseguire i propri interessi nonostante le verifiche in corso da parte sia del giudice civile che penale, anche al fine di eludere le stesse, attraverso l’uso di società e soggetti di comodo“.
La Cassazione conclude che in maniera adeguata il Tribunale del riesame di Palermo con l’ordinanza del cinque ottobre 2018 che ha applicato i domiciliari a Zamparini, ha dato conto “dell’irrilevanza delle formali dimissioni dell’indagato dall’amministrazione della società, evidenziando che lo stesso ha continuato la sua attività di gestione tramite altri“. “Nè può assumere rilevanza in senso contrario – aggiunge il verdetto – la circostanza che per tali soggetti (Giammarva, Bonometti, Morosi) sia stata espressamente esclusa la sussistenza di esigenze cautelari. Tale esclusione è dovuta infatti semplicemente alla natura di prestanome dei soggetti in questione, che ha fatto venir meno le esigenze cautelari nei loro confronti dal momento in cui hanno cessato di svolgere la loro attività in nome e per conto” di Zamparini, “il quale proprio avendo esercitato il controllo tramite tali soggetti per un tempo prolungato e continuativo, evidenzia una spiccata tendenza a reiterare gli illeciti“.
Parole molto dure quelle dei giudici togati, espresse negli stessi giorni in cui la moglie di Maurizio Zamparini, Laura Giordani, ha scritto una lettera di attacco nei confronti della FIGC e della Procura Federale. La società rosanero si è dissociata dalle parole della moglie dell’ex proprietario rosanero, allontando il club da possibili polemiche sia dal punto di vista dei rapporti con le istituzioni sportive, sia dal punto di vista dei tifosi, i quali hanno recentemente contestato l’ex patron a più riprese.