All’indomani della sonora e bruciante sconfitta elettorale del centrosinistra alle regionali si inasprisce lo scontro in casa Pd. A rilanciarlo con parole chiare e inequivocabili è Antonello Cracolici, deputato regionale di lungo corso ed ex assessore all’agricoltura del governo Crocetta. “Sarebbe velleitario – dichiara in un’intervista al Giornale di Sicilia – immaginare di mandare via Renzi adesso. Sarebbe folle decapitare un gruppo dirigente a pochi mesi dalle elezioni, un suicidio politico. Pero’ e’ urgente mandare un messaggio di unita’ e se la presenza di Renzi puo’ costituire un ostacolo bisognera’ prenderne atto”.
Una considerazione dura che desta qualche sorpresa, soprattutto perchè arriva da uno dei principali esponenti democratici siciliani che all’ultimo congresso ha sostenuto proprio la candidatura e la rielezione di Renzi a segretario del partito. “Se vogliamo apparire credibili dobbiamo ricostruire un’offerta politica all’insegna dell’unita’. E dobbiamo farlo innanzitutto con le persone con cui abbiamo condiviso una storia politica”.
Che il risultato venuto fuori dalle urne abbia suscitato critiche e malumori all’interno del centrosinistra ed in particolare del Pd era abbastanza scontato ed evidente. Già prima dell’inizio dello scrutinio, con i primi exit poll, c’era stato chi come Davide Faraone, renziano dalla prima ora, aveva tentato di mettere le mani avanti e di individuare nella mancata candidatura del presidente del Senato Pietro Grasso, un capro espiatorio.
Nelle ore successive le analisi si sono sprecate. Da quelle più dure fatte dagli esponenti della sinistra a quelle più caute degli esponenti del Pd. Per Cracolici, però, le responsabilità sono abbastanza chiare. E per individuarle non usa giri di parole. “Si e’ ipotizzato un modello Palermo che era una finzione, perche’ quel modello ha funzionato perche’ c’era un sindaco forte a cui gli alleati si sono accodati. E’ stato un errore credere che fosse esportabile cosi’ come e’ stato un errore non avere impedito nazionalmente la scissione”.