Che si dice nei palazzi e nelle stanze della politica?
A Roma, il Governo Meloni, sembra che stia iniziando a funzionare. Il Presidente del Consiglio, al momento, sta dando filo da torcere ai menagramo. Anche all’estero, durante il G20, non sembrava affatto un’ esordiente nello scenario politico internazionale e, nel confronto-scontro con l’arrogante Francia (non è una novità), Giorgia Meloni si sta facendo seriamente rispettare.In Sicilia è tutta un’altra musica.
Il Presidente Schifani dopo trattative estenuanti è riuscito a formare il governo regionale. Incredibile ma vero, in meno di due mesi si ritrova già con una maggioranza traballante o assente, i maggiori partiti di governo con conflitti interni incredibili e con il suo partito Forza Italia che sembra una saga cinematografica tipo Rambo 1 e Rambo 2 ( tra non molto sui nostri cellulari Forza Italia 3 ?).E cosa succederà quando inizieranno “le trattative” per gli uffici di gabinetto, i sottogoverni con presidenze e consigli di amministrazione, per non parlare dei capitoli di bilancio dei singoli assessorati?
Tra quello che è già successo e ciò che succederà impossibile pensare un racconto con una sceneggiatura migliore di questa, neanche Steven Spielberg. Ho già il titolo “ Salvate il soldato Ryan-Schifani”. Perché dovete sapere che, sotto l’apparente cenere il fuoco brucia, eccome se brucia. Dentro Forza Italia, per restare nella metafora cinematografica, Miccichè e Schifani in questo momento sono come Ivan Drago e Rocky Balboa in Rocky IV, ma chi tra i due pronuncerà la famosa frase “Ti spiezzo in due” ?I fatti sono chiari ed inconfutabili.
Gianfranco Miccichè ha ottenuto la tanto desiderata vendetta nel non fare ricandidare Nello Musumeci. Ma si è giocato tanto o quasi tutto: la presidenza dell’Assemblea Regionale, la scelta di quattro e non tre assessori, la Sanità, la Fondazione Federico II e tanto altro. Ma, attenzione, resta Coordinatore regionale di Forza Italia con simbolo e poteri e chi conosce Miccichè sa bene che è come la Fenice. Risorge dalle sue ceneri e le sue lacrime hanno incredibili capacità curative.Renato Schifani ha una storia di altrettanto rispetto. Non ha chiesto la candidatura a Presidente anzi, si è fatto quasi pregare per accettarla. Dopo averla ottenuta, ha stravinto le elezioni con 40 deputati di maggioranza e 30 di opposizione. Poi, nessun tono alto o parola fuori posto, strategia di basso profilo basata su sorrisi, strette di mano, trattative e incontri con la sua storica gentilezza e moderazione. Ha escluso dal governo Miccichè e la sua area di riferimento prendendone, di fatto, le distanze.
Ingratitudine, strategia o vedute diverse? Staremo a vedere.
Al momento tra i due, sostenitori compresi, a perdere è l’immagine e la credibilità di Forza Italia siciliana e nazionale. E adesso ? Ho la sensazione che siamo a metà del primo tempo.Fratelli d’Italia è il classico caso dei “nimici ra cuntintizza”.
Avevano in casa il Presidente uscente Nello Musumeci che tutti i sondaggi davano super vincente. Certo, non piaceva a tutti e poteva fare di più, ma usciva da cinque anni di governo regionale con una giunta stabile e unita ed in più senza neanche una macchiolina giudiziaria. E che fanno questi? Cedono la Presidenza a Forza Italia.Possibile che a Roma nessuno riuscì a chiudere i contendenti dentro una stanza ed uscirne con un accordo?
Così è andata, acqua passata. Musumeci ha sciolto la sua Diventerà Bellissima dentro Fratelli d’Italia, fa il Ministro ed ha lasciato le gatte da pelare in Sicilia ad altri.E gli altri? Udite, udite: continuano a litigare!
Per eleggere il Presidente dell’Assemblea Regionale, Gaetano Galvagno, il più votato del partito, devono prendere tanti voti e forse troppi dall’opposizione, vanno in minoranza e perdono il vice presidente vicario a favore del grillino Nuccio Di Paola che dà una lezione di strategia assembleare. Non vi dico la faccia e l’umore di Luisa Lantieri che dovrà accontentarsi della vice presidenza semplice.E la maggioranza dove sta? Non c’è nessuno che lo sa…
Ma quante anime ci stanno dentro Fratelli d’Italia Sicilia?
I Nativi, cioè quelli che ti dicono io ero qua già con Almirante. Poi i Musumeciani , arrivati da Diventerà Bellissima che non ci dovrebbe essere più. Infine i passeggeri saliti sul treno in corsa, ero da un’altra parte, ora sono qua, domani non si sa. E non pensiate sia finita qui, perché con la nomina degli assessori ci sono quattro contenti ed almeno altrettanti col broncio (per essere gentile). Dentro la Lega o meglio Prima l’Italia, si parlano sottovoce e privatamente. Luca Sammartino riprende una valanga di voti e ottiene il meritato riconoscimento con Agricoltura e vice presidenza. Mimmo Turano porta in dote migliaia di voti trapanesi e ottiene l’Istruzione. E gli altri, come Vincenzo Figuccia, Francesco Scoma, Alberto Samonà e Marianna Caronia? Silenzi che non lasciano presupporre nulla di buono.Dentro Democrazia Cristiana Nuova e Autonomisti poche chiacchiere e niente lamenti interni, ma molta attenzione all’esterno. Tra poco ci saranno le nomine dei sottogoverni e il loro spirito democristiano li porta a trattative silenziose ma redditizie, rapporti di coalizione intensi e rispettosi ma con il principio…“attenzione a farmi del male, te ne farò di più”.
Poi c’è la minoranza e “Se Atene piange, Sparta non ride”.
Sono tre partiti e quattro gruppi. Partito Democratico, Cinquestelle e Sicilia Vera con Sud chiama Nord. Non pensate neanche lontanamente alla logica. Cioè tutti insieme contro il tremendo governo. Opposizione dura senza paura. Vigili e Intransigenti. Li apriremo come una scatoletta di Caviale. Disinteressati a qualsiasi accordo, forse. Ma quando mai. Già in campagna elettorale tra di loro se le davano di santa ragione, adesso camminano separati per colpirsi tra di loro senza unirsi. Nel Partito Democratico tra il segretario regionale Anthony Barbagallo, Antonello Cracolici, Giuseppe Lupo corre il principio del “Dissi lu succi a la nuci…Dammi tempo ca ti perciu”. E quel tempo sta arrivando con il congresso e tra i contendenti “ne resterà uno solo”. Il Mondo Cinquestelle e l’impero di Cateno De Luca se la ridono di tutti ma, tra una vicepresidenza vicaria dell’Assemblea regionale e una prossima presidenza della Commissione antimafia, non vedo tutta questa voglia di rinnovamento.E quindi?
Mi chiedo e vi chiedo. Ci stanno i dibattiti accesi durante la campagna elettorale e anche le trattative e le relative tensioni per il desiderio di governare questa terra ma, finita la campagna elettorale, eletti i deputati e presidenti e fatta la giunta, sono finiti scontri e fazioni? Ogni fuoco diventa cenere ma, mi sa tanto che qui abbiamo ancora poca cenere e tanto fuoco.