Ha un nome l’autore dell’omicidio di Sara Campanella, la giovane ventiduenne sgozzata ieri in strada a Messina. Nella notte i carabinieri del Comando Provinciale hanno eseguito il decreto di fermo dell’indagato emesso dalla Procura.
Si tratterebbe di Stefano Argentino, 27enne, di Noto (SR), anche lui studente nella stessa facoltà della giovane. Dagli accertamenti “avrebbe commesso il delitto per motivi sentimentali in quanto invaghito della ragazza senza essere corrisposto“, si legge in una nota dei carabinieri.

“Sono senza parole – ha detto il sindaco di Messina Federico Basile – Oggi la città è stata scossa da una tragedia immensa: Una giovane vita è stata spezzata in modo brutale. La violenza di questo gesto ci lascia increduli e profondamente addolorati“.
Il delitto richiama un altro femminicidio avvenuto sempre il 31 marzo ma nel 2020 quando Lorena Quaranta, 27 anni, originaria di Favara (Agrigento), iscritta a Medicina a Messina venne uccisa dal fidanzato, anche lui studente nella stessa facoltà, Antonio De Pace, calabrese di Vibo Valentia. L’assassino strangolò Lorena nella casa che condividevano a Furci Siculo nel Messinese.
Le testimonianze
Parlano di “solido quadro accusatorio” i pm che hanno disposto il fermo di Argentino. Il provvedimento cautelare, eseguito nella notte, si basa sulle testimonianze dei passanti che hanno assistito al delitto e sulla visione delle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona.
Ha urlato più volte “Basta, lasciami, basta” Sara. Lo hanno raccontato i testimoni che hanno assistito al delitto, uno dei quali ha anche tentato di rincorrere l’assassino.
“Mentre ero in piedi in attesa dell’autobus ho sentito improvvisamente delle forti grida inizialmente dall’origine incomprensibile senza comprenderne il contenuto. – ha raccontato un’altra testimone ai carabinieri – Subito dopo ho visto nel marciapiede di fronte una ragazza mai vista prima, provenire dalla mia destra, intenta a fuggire velocemente in preda al panico, piangendo in posizione piegata, come in evidente stato di sofferenza“.
La donna ha poi visto un ragazzo raggiungere la vittima “con un’arma da taglio in mano. Questi raggiunta la vittima che versava per terra ancora intenta a gridare per poco, date le sue condizioni, si allontanava subito dopo a piedi con la lama in mano correndo in direzione Messina centro, inseguito dal ragazzo che era con me alla fermata del bus“.
“Uscivo dall’ospedale dove facevo il tirocinio nel reparto di Medicina interna e ho visto una scena con qualcuno per terra: mi sembrava ci fosse stato un incidente stradale. Mi sono avvicinato e ho visto la ragazza a terra e ho chiesto ad altri ragazzi di aiutarmi a girarla e metterla in posizione con le gambe alzate in antischock”. Lo dice lo studente universitario d’Infermieristica Riccardo Quattrocchi, che insieme ad altri è stato tra i primi a cercare di soccorrere Sara Campanella dopo l’accoltellamento, in una videointervista sul sito della Gazzetta del Sud.
“Cercavamo le ferite – prosegue – e abbiamo visto che a livello del collo aveva un taglio profondo. Mi hanno prestato una maglietta per tamponare la ferita. A terra c’era un lago di sangue. Ho sentito il polso che c’era, debole ma c’era, purtroppo perdeva molto sangue e respirava a stento. Poi è arrivata l’ambulanza. A terra c’era un lago di sangue. Oggi vedo un clima di paura da parte degli studenti soprattutto delle ragazze”.
Dolore e incredulità questa mattina anche all’istituto Franchetti a Palermo, la scuola dove insegna Giuseppe Campanella, lo zio di Sara Campanella, la studentessa universitaria uccisa ieri a Messina. Tantissimi lo conoscono anche perché insegna musica da 33 anni nell’istituto. I professori questa mattina erano sgomenti.
“C’è stata tanta commozione quando abbiamo saputo quanto successo – raccontano all’uscita della scuola – Purtroppo sono dolori immensi per noi che oltre ad essere insegnanti siamo anche genitori. Siamo molto vicini al nostro Giuseppe che tanto amore mette nel suo lavoro. Una vicenda straziante. Purtroppo queste tragedie sembrano ripetersi ciclicamente”.
Un ragazzo riservato e schivo. Così alcuni conoscenti descrivono Stefano Argentino, il 27enne che ha accoltellato Sara Campanella, una collega universitaria, a Messina. La notizia del suo arresto per l’omicidio da stamane circola nei bar e nelle strade di Noto nel Siracusano, paese del ragazzo. Nel suo profilo Instagram è pubblicato un solo post, sei foto risalenti al novembre del 2017 di Melbourne in Australia. Nient’altro.
“La notizia lascia sgomenta tutta la comunità e devasta sia la famiglia di Sara, a cui va tutto il mio cordoglio e la mia vicinanza, ed anche la famiglia del ragazzo che sarà distrutta” ha commentato il sindaco di Noto, Corrado Figura, che non conosce la famiglia Argentino.
I messaggi di Sara alle amiche
Più volte Sara Campanella aveva manifestato alle amiche il timore per le attenzioni moleste del ragazzo. “Con cadenza regolare importunava la vittima, proponendosi, chiedendole di uscire e di approfondire il loro rapporto, non fermandosi neppure innanzi al rifiuto della ragazza“.
La studentessa aveva inviato alle amiche diversi messaggi vocali ricevuti dal collega di corso “in cui – scrivono i magistrati – l’indagato dava prova di un’autentica strategia molesta”. In un’occasione una delle amiche all’interno dell’università, era dovuta intervenire per allontanare Argentino che si lamentava che Sara “non gli sorrideva come in passato“.
Le due amiche hanno raccontato che il giorno del delitto, dopo le lezioni, Argentino aveva chiesto loro dove si trovasse Sara e, capito che la stessa era rimasta indietro, era andato a cercarla. Una delle colleghe poco dopo aveva ricevuto un vocale dalla vittima: “Dove siete che sono con il malato che mi segue?“.
Le dichiarazioni dello zio di Sara
“Mia nipote era una ragazza solare, si stava laureando ed era felice di stare a Messina. Pensava a studiare e non era fidanzata con nessuno”. A dirlo davanti all’obitorio del Policlinico a Messina uno zio di Sara Campanella. Con lui un amico di famiglia e il fratello di Sara.
“Non ci sono parole per la rabbia che abbiamo – ha aggiunto lo zio di Sara – lei non aveva nessuna relazione, non aveva contatti con lui. Non ci aveva mai parlato di lui. Vogliamo giustizia per Sara e spero che lui non esca più dal carcere”.
Le parole del procuratore capo di Messina

“Impianti di video sorveglianza privata di esercizi commerciali hanno consentito di operare la ricostruzione del fatto e sulla base di questi elementi univoci e oggettivi, con un compendio indiziario grave, è stato identificato il presunto assassino“: sono le parole del procuratore capo di Messina Antonio D’Amato durante la conferenza stampa di stamane, nel Palazzo di Giustizia messinese, che ha svelato i dettagli del brutale femminicidio della 21enne Sara Campanella, accoltellata ieri a Messina per strada.
“Non c’è stata alcuna denuncia nel tempo da parte della ragazza. E’ un caso delicato e dobbiamo ricostruire bene tutto quello che c’è attorno“. Così il comandante dei carabinieri di Messina, Lucio Arcidiacono, ha risposto ai cronisti
“Emerge altresì che c’erano state delle attenzioni da parte di questo anche in maniera insistente e reiterata nel tempo nei confronti della ragazza – ha continuato il procuratore – che tuttavia, almeno allo stato dell’indagine, queste attenzioni non si erano mai trasformate in qualcosa di violento o minaccioso, né di particolarmente morboso, evidentemente non avevano destato una particolare attenzione da parte della vittima stessa, che aveva condiviso con i compagni di corso il fastidio di tali atteggiamenti, che andavano avanti da quando il ragazzo aveva iniziato il corso per tecnico di laboratorio in biologia“.
Non solo i compagni di corso che hanno assistito al delitto ma anche altre persone presenti in via Gazzi a Messina, dove Sara Campanella è stata sgozzata ieri pomeriggio, hanno collaborato con gli investigatori. “Immediatamente queste persone che si sono trovate loro malgrado testimoni in quel momento – ha detto il sostituto procuratore Marco Colamonici – hanno prestato soccorso alla vittima e hanno avvisato le forze dell’ordine e l’ambulanza. Uno di loro, addirittura, ha cercato di inseguire l’autore dell’omicidio per un tratto anche lungo e poi ha fornito una descrizione che è stata utile”.
“E’ giusto porre l’attenzione ai reati da codice rosso, è giusto da parte della politica riconoscere una corsia preferenziale a questi procedimenti ma come emerge da questa vicenda la risposta penale – seppur giunta nell’immediatezza, fatto salvo la procedura di convalida al provvedimento provvisorio di fermo da parte del gip – da sola non è sufficiente. Occorre evidentemente che all’interno di strutture pubbliche, in questo caso l’Università, vengano alimentati e promossi protocolli e convenzioni che consentono attraverso l’ascolto di poter registrare in anticipo situazioni come queste. Non voglio individuare alcun tipo di responsabilità ma è un modo per richiamare l’attenzione generale di tutta la comunità” ha detto il procuratore capo di Messina, Antonio D’Amato.
Le prime ricostruzioni
La ventiduenne è stata uccisa con una coltellata al collo che gli ha reciso la giugulare. Ammazzata in strada a Messina, davanti all’ingresso laterale dello stadio ‘Giovanni Celeste’, probabilmente da un coetaneo con cui aveva avuto una relazione e con diversi testimoni che hanno assistito all’aggressione e hanno dato l’allarme. Sara è stata subito soccorsa e caricata su un’ambulanza del 118 che l’ha portata all’ospedale Policlinico, ma i medici non hanno potuto fare nulla perché la ragazza aveva perso troppo sangue.
Per le strade di Messina, dopo l’ennesimo femminicidio, si è scatenata un’imponente caccia all’uomo: i carabinieri stanno cercando infatti il giovane con cui, stando al racconto di persone che la conoscevano, la vittima avrebbe avuto una relazione che aveva però deciso di troncare. I militari hanno avvertito la famiglia della vittima, originaria della provincia di Palermo e ora in viaggio per la città dello Stretto, e si sono messi sulle tracce del presunto assassino. Gli investigatori hanno vagliato le immagini delle telecamere della zona e quelle del Policlinico, per cercare di ricostruire cosa sia avvenuto. é stato anche controllato il telefonino della vittima, nella speranza di trovare elementi utili che possano ricondurre all’assassino. Sara Campanella, originaria di Misilmeri, frequentava il terzo anno della facoltà di Tecniche di laboratorio Biomedico nell’ateneo messinese e quindi faceva anche la tirocinante proprio nell’ospedale dove è stata portata in fin di vita. Dopo la notizia dell’omicidio, tanti studenti e colleghi della vittima sono andati al pronto soccorso disperati.
Secondo una prima ricostruzione, Campanella sarebbe uscita dal nosocomio alla fine del suo tirocinio quotidiano e si sarebbe incamminata su viale Gazzi per raggiungere la fermata dei bus. L’assassino l’avrebbe seguita su un’auto, si sarebbe fermato e sarebbe sceso. Una volta raggiunta, l’avrebbe accoltellata sul marciapiede sul quale si affacciano alcune abitazioni.
Un passante che ha assistito alla scena richiamato anche dalle urla della giovane avrebbe cercato d’inseguire l’assassino che però è riuscito a fuggire. La ragazza avrebbe fatto un paio di passi prima di accasciarsi a terra nei pressi di un’aiuola, in un lago di sangue. I carabinieri hanno interdetto la zona dell’omicidio per fare i rilievi.
Il 27 enne fermato con l’accusa di aver accoltellato e ucciso la collega universitaria, sarebbe stato aiutato da qualcuno a fuggire e a nascondersi dopo il delitto. Lo credono gli investigatori – l’indagine è condotta dai carabinieri del comando provinciale di Messina – che l’hanno fermato la notte scorsa. “Argentino – si legge nel fermo disposto dalla Procure – si è agevolmente dato alla fuga nelle immediatezze dei fatti potendo contare sull’appoggio di soggetti terzi, in via di identificazione, per far perdere le proprie tracce”.
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