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Referendum sul taglio dei parlamentari, pochi indecisi e tanti No dagli assessori regionali

sabato 5 Settembre 2020
Turano, Armao, Musumeci, Cordaro, Lagalla, giunta Regione Sicilia

Un coro di No si alza dalla giunta regionale di Musumeci in merito al referendum sul taglio dei parlamentari. Soltanto l’assessore alla Sanità Ruggero Razza al momento sta ancora riflettendo su come votare domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020. Non pervenuto il parere dell’assessore all’Energia Alberto Pierobon. Aspettando che il governatore sabato prossimo enunci pubblicamente quale sarà la sua indicazione sul voto popolare.

A livello nazionale, si evidenziano nuove crepe per l’unità del centrodestra. Salvini, Meloni e Berlusconi si presentano con posizioni diverse rispetto al quesito referendario nonostante tutti i tre partiti abbiano votato a favore in Parlamento.

Giorgia Meloni, che in Sicilia ha il suo assessore al Turismo Manlio Messina, si schiera insieme al Movimento 5 Stelle nel fronte del Sì per il taglio del numero dei parlamentari. In caso di un voto favorevole dei cittadini, questa inedita alleanza sarebbe quindi quella più legittimata a festeggiare il risultato. Come in altre occasioni la deputata romana è riuscita a tenere compatto il suo partito, permettendo a FdI di conservare una posizione coerente durante tutto l’iter. Infatti, dopo aver espresso il proprio assenso sia alla Camera che al Senato durante le quattro letture previste, nessun esponente del partito ha firmato per richiedere il voto popolare confermativo o ha espresso alcun tipo di dissenso.

Se dovesse vincere il Sì, la sera del 21 settembre Giorgia Meloni potrà vantarsi di essere stata tra le figure principali del panorama politico ad aver perseguito la sforbiciata delle poltrone, così come viene visto in ottica anti-casta.

Silvio Berlusconi tentenna, anche se sembra aver posizionato Forza Italia per il No. Le sue preoccupazioni riguardano la possibilità che “fatto come lo vogliono i grillini, il taglio dei parlamentari rischia di essere solo un atto di demagogia che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la nostra democrazia”. Al suo interno, il partito appare diviso, con la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini che si è espressa per il Sì, e la sua omologa al Senato Anna Maria Bernini si è definita contraria. Stando ad alcuni rumors, Berlusconi starebbe quindi aspettando i risultati di alcuni sondaggi commissionati per prendere una decisione definitiva sulla propria collocazione nella consultazione elettorale.

Una delle più critiche della giunta Musumeci in merito a questo referendum è stata l’assessore agli Enti Locali Bernardette Grasso che

Bernardette Grasso

punta il dito contro “parte del suo partito che sono a favore del taglio dei parlamentari” ed accusa l’esecutivo romano di demagogia politica. “Questo referendum doveva essere accompagnato da una vera e propria riforma. Il taglio dei parlamentari è l’imminente perdita di democrazia in Italia. L’esecutivo romano ha dimenticato i padri fondatori della nostra democrazia. Dovrebbero prima studiare che iniziare a fare politica. Il taglio dei parlamentari è una operazione balorda fatta da una classe dirigente formata da  dilettanti allo sbaraglio”, fferma l’assessore Grasso.

Matteo Salvini sembra aver assunto un atteggiamento più timido sulla questione. La sua posizione ufficiale è il Sì, avendo promosso e votato la legge già durante il governo giallo-verde. Tuttavia, il leader della Lega ha lasciato libertà di coscienza agli elettori e ai parlamentari del Carroccio. Proprio per questo motivo l’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà ha affermato a IlSicilia.it: “Parlo da cittadino non da assessore regionale. Voterò NO al referendum sul taglio dei parlamentari , perché in realtà è un taglio di democrazia visto che se passasse questa pseudo riforma l’effetto sarebbe che interi territori resterebbero privi di rappresentanza. Ci sono emergenze decisamente più urgenti a cui pensare, come il lavoro, l’emergenza sbarchi e la crisi di migliaia di imprese in tutta Italia che pagano le conseguenze del blocco causato dal Covid. Una riforma inutile e dannosa”.

E proprio la riduzione della rappresentanza in Sicilia è il tema principale affrontato dagli assessori regionali in merito al loro voto contrario al referendum. Come l’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera oppure l’assessore Mimmo Turano o Roberto Lagalla che puntano il dito contro l’esecutivo romano. La vittoria del Sì porterebbe i parlamentari eletti che attualmente sono 77 a 48: un seggio ogni

160 mila abitanti circa.

In un momento non facile l’Italia va al voto per il referendum. Operare solo sulla rappresentatività e sui numeri non costituisce una riforma sensata. Il mantenimento del bicameralismo perfetto, la mancanza di altri interventi a favore del riassetto costituzionale fanno questa proposta monca e demagogica”. Afferma l’assessore alla formazione Roberto Lagalla.

Della stessa linea di pensiero l’assessore al Bilancio Gaetano Armao: “È doveroso porre nuovamente le basi dell’impegno che ha contribuito a far prevalere i “No” in Sicilia al precedente referendum costituzionale in vista di questo importante appuntamento con il futuro della nostra democrazia. Questo impegno lo condurremo con coraggio e passione civile poiché la Costituzione è il fondamento della nostra convivenza civile che in molti punti necessita di una profonda e complessiva riforma ma che va varata con interventi qualificati ed appropriati e non mediante dannosi “colpi di accetta”.

Altro tema di vitale importanza per gli assessori regionali è il ritorno al voto di preferenza per il voto alla Camera dei Deputati. “Un voto che potrebbe mantenere alta la democrazia in questo Stivale“,  Affermano gli assessori Toto Cordaro e Aurelio Scavone.

 

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