Stavolta, è vero, la notte ha portato scompiglio. Ore di confronto e di accese discussioni per arrivare a un risultato per molti aspetti unilaterale, che consegna alla Sicilia un elenco di nomi nelle liste del Pd, che farà disutere.
In direzione nazionale sono state approvate le liste per le Politiche del 4 marzo.
Gli otto capilista in Sicilia dovrebbero essere: per il Senato, nei due collegi capilista Davide Faraone e Valeria Sudano. Nei sei collegi della Camera il segretario provinciale di Palermo Carmelo Miceli, Daniela Cardinale, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il rettore dell’Università di Messina Pietro Navarra, il segretario regionale Fausto Raciti e l’uomo forte di Orlando, Fabio Giambrone.
Assenti dalla rappresentazione plastica di una scena occupata solo dai renziani, le altre aree di riferimento. Fuori, e impegno non mantenuto, il governatore uscente Crocetta e il senatore Beppe Lumia.
Gli altri candidati nel proporzionale: al Senato dopo Faraone c’è l’uscente Teresa Piccione, seguita da Paolo Ruggirello e Maria Iacono. Dietro Sudano, Beppe Picciolo, Alessandra Furnari e Fabio D’Amore. Alla Camera dietro Giambrone c’è Mila Spicola, dietro Miceli, Rosa Maria Di Gangi e Marco Campagna.
I nomi dell’uninominale dovrebbero essere invece i seguenti: a Messina il rettore Navarra, sui Nebrodi Fabio Venezia, a Catania e provincia alla Camera Luca Sammartino, Giuseppe Berretta, Concetta Raia e Francesca Raciti, al Senato Giovanni Burtone e Valeria Sudano.
Chi governa fa le leggi e comanda, è vero. Ma la scelta che in tutt’Italia pare abbia impresso un’accelerazione da parte della segreteria del partito verso i fedelissimi, rischia, anzi di fatto, determina un’implosione, fortissima, a partire da subito. Quello di cui il Pd (PdR) non aveva bisogno.