In sala giunta i fotografi stanno riponendo nei borsoni le Nikon. Gran parte dei cronisti mandano avanti e indietro il file degli smartphone riascoltando la registrazione della conferenza stampa fiume a Palazzo d’Orleans, altri sfogliano i notes per verificare di non avere dimenticato di trascrivere qualche dato sulla macellazione clandestina o sul mega-piano dell’Eni per la riconversione della raffineria di Gela. In pochi rimasti attorno a Rosario Crocetta riescono a carpire una frase sibillina: “Dal primo gennaio niente sarà più come prima”.
Cosa avrà voluto dire il governatore? Cosa gli balena per la testa? Possibile che si riferisse solo alle conseguenze sociali di una eventuale bocciatura della sua proposta di bilancio che si accinge a trasmettere all’Assemblea? Oppure quelle frase è la conferma dei sospetti sempre più crescenti di chi è convinto che il presidente stia pensando a un governo quinquies? Facciamo un passo indietro. Qualche giorno fa Crocetta s’era premurato di smontare un articolo di BlogSicilia.it he ipotizzava un simile scenario. Anzi, aveva ironizzato non poco definendo un fantasy l’ipotesi di un rimpasto in quel caso con tanto di data: il 2 dicembre. Il rimpasto in effetti non c’è stato. E’ successo però qualcosa di molto più traumatico, la coalizione che lo sostiene ha perso il referendum. E allora quel sospetto che Crocetta abbia in mente qualcosa sta tenendo in fibrillazione i Palazzi del potere. Ovviamente sospetti e veleni giungono a go-go proprio da pezzi della sua maggioranza.
Nonostante Crocetta abbia rassicurato di non meditare vendette neppure contro i “renziani di Sicilia” chi gli sta vicino sussurra che il governatore abbia un piano. Quello di portare all’incasso il bilancio, mettendo in sicurezza i conti e garantendo gli stipendi all’immensa platea di precari, in scadenza a fine anno, almeno per l’intero 2017. E poi procedere alla svolta. Non un rimpasto ma un governo del presidente, un po’ un ritorno alle origini sulle orme di quella giunta “fantastica” che aveva in Battiato e Zichichi i suoi punti fermi. “Questo gli consentirebbe di gestire la lunga fase elettorale liberandosi dalle catene che un pezzo del Pd gli ha imposto”, sussurra un esponente di lungo corso di un partito di maggioranza. Anche perché, fa notare la fonte, “il presidente non è certo felice che dal suo partito nessuno si sia mai espresso favorevolmente quelle volte che lui ha dichiarato di volersi ricandidare alle regionali dell’anno prossimo”. Sospetti raccolti anche da qualche rappresentante della minoranza. “Nella maggioranza c’è uno scontro in atto – conferma un deputato dell’opposizione spesso dialogante – tutti sospettano di tutti e soprattutto nel Pd non c’è certamente voglia di concedere assist a Crocetta, sostenendolo nella scelta di fare una manovra finanziaria in quattro e quattr’otto dandogli modo così di potersi tranquillamente occupare di fare campagna elettorale con lo scettro in mano”.