Il circolo Legambiente Taormina-Valle Alcantara ha eseguito un accesso agli atti al Parco Fluviale Alcantara riguardo il progetto per i previsti interventi di “risagomatura degli argini dell’Alcantara”, che dovrebbe consentire la messa in sicurezza del depuratore consortile di Rocce Nere (Giardini Naxos), sito a poca distanza dal fiume. Si tratta di un piano di interventi atto a porre rimedio al rischio concreto di inondazione in prossimità del depuratore soprattutto in concomitanza con le piogge autunnali ed invernali quando l’Alcantara si innalza e può avvenire il fenomeno di piena.
Si tratta di una questione strategica per l’intero comprensorio del primo polo turistico siciliano in quanto il depuratore che già a più riprese ha rischiato il danneggiamento per la limitrofa azione delle acque dell’Alcantara, è quello che serve in pratica i Comuni del Consorzio Rete Fognante, ovvero Taormina, Giardini Naxos, Letojanni e Castelmola.
Ed in tema, sulle opere cioè in agenda, Legambiente ha formulato delle osservazioni. “Dalla mappa del sito – spiega Annamaria Noessing, presidente di Legambiente Taormina-Valle Alcantara – si evince che il depuratore insiste sulla antica foce del fiume Alcantara. La zona del depuratore che insiste sull’attuale corso del fiume, dove è crollato l’originale muro di confine, vede presenti una vasca di depurazione che fa parte dell’impianto e il gasometro mai messo in funzione. La mappa del depuratore mostra come il sito abbia una forma triangolare, coincidente con il suo angolo più stretto verso la curva del fiume, punto di eventuale pressione delle acque in caso di piena e il suo lato più ampio in direzione della spiaggia dal quale è separato da una ampia fascia di demanio fluviale”.
La Regione, nei mesi scorsi, ha dato il nulla osta alla concessione del finanziamento da 730mila euro per la realizzazione degli interventi di risagomatura degli argini del fiume Alcantara per la messa in sicurezza dell’impianto di depurazione in relazione alla dinamica geomorfologica fluviale, grazie alle risorse stanziate dal Governo nazionale e inserite nell’Ordinanza dell’1 giugno 2017 emanata dalla Protezione civile regionale per interventi urgenti conseguenti agli eccezionali eventi meteorologici del 19 novembre 2016, che hanno provocato danni anche all’impianto di trattamento dei reflui fognari. Si tratta di un progetto esecutivo che prevede una spesa di 550 mila per lavori e 180 mila per somme a disposizione
“Ci si chiede – evidenzia Noessing nella nota di Legambiente – se lo spostamento della vasca in attività, verso il lato del mare in zona demanio fluviale, oppure la sostituzione della medesima con un eventuale area di fitodepurazione che coinvolga la medesima, sostituendo l’area di dismissione con un’area di ripristino flora fluviale che possa mitigare un eventuale inondazione, non sia più idonea nel lungo termine, come intervento non soltanto “tampone” ma di salvaguardia contro un eventuale disastro ambientale che potrebbe essere provocato dallo sversamento delle acque nere in zona fiume o spiaggia. Si sottolinea come una visione dell’impianto nel suo complesso e nel suo contesto attuali, implichi una necessaria revisione dei processi di lavorazione”.
Secondo quanto chiesto da Legambiente “nell’eventualità che una delocalizzazione non sia possibile in tempi brevi, si rende necessaria una impostazione che mitighi l’impatto ambientale, renda maggiormente efficienti le fasi di lavorazione, riduca al minimo le possibilità di disastri ambientali, si indirizzi il più possibile verso un economia circolare anche in funzione dell’utilizzo delle acque depurate per l’irrigazione, esigenza impellente in relazione ai cambiamenti climatici ormai in atto”.