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Sanità pubblica: troppo lunghi i tempi di attesa. I sindacati: “Servono più garanzie”

domenica 8 Aprile 2018
ignazio giudice

Il 7 aprile è la giornata mondiale della salute, diritto individuale e interesse collettivo tutelati dalla nostra Costituzione.

Da tempo la CGIL, Confederazione Generale Italiana del Lavoro, denuncia che ci sono circa 11 milioni di italiani che non possono più permettersi di pagarsi le cure.

Da un recente studio commissionato da Funzione Pubblica Fp-Cgil Nazionalee Fondazione Luoghi Comuni a Crea, condotto prendendo a riferimento Lombardia, Veneto, Lazio e Campania nel periodo 2014-2017, emerge che nella sanità pubblica si allungano sempre di più i tempi di attesa per visite mediche: di media 65 giorni nel pubblico, 6 nell’intramoenia, 7 nel privato e 32 nel privato convenzionato.

Un esempio, nel pubblico: nel 2014 per una visita oculistica l’attesa era di circa 61 giorni, nel 2017 è salita a 88. Va poi rilevato che i costi nel privato sono a volte persino inferiori a quelli dell’intramoenia (la libera professione che si esercita all’interno delle strutture sanitarie pubbliche).

In provincia di Caltanissetta, partendo dalla città demograficamente più numerosa, di sanità pubblica e tempi di attesa si muore. “Se non hai un reddito – afferma Ignazio Giudice Segretario Generale Provinciale CGIL, sei condannato alla  morte malgrado tanti bravi medici, infermieri, tecnici e amministrativi. La sanità pubblica in Sicilia è solo lottizzazione politica e mortifica la dignità di ogni cittadino. In quegli 11 milioni di Italiani che non possono curarsi la percentuale più consistente è riferita alla Sicilia, coinvolge i 278 mila abitanti della provincia di Caltanissetta. Il diritto alla cura è diritto alla vita, all’esistenza, non può essere solo un riferimento Costituzionale. 

La Segreteria Confederale provinciale  CGIL – conclude Giudicechiederà una verifica delle condizioni di lavoro degli addetti ed i tempi di cura dei cittadini, così da avviare una costante rivendicazione unitaria in grado di dare risposte concrete e smetterla con la mobilità sanitaria, più nota con il termine viaggi della speranza, gli stessi generati da una politica che ha pensato solo alle nomine dei gestori della sanità pubblica”.

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