“I genitori di Sara non hanno neppure voluto leggere la lettera inviata dai familiari di Argentino. Le scuse sono tardive. E poi in questo caso anche il termine ‘scuse’ mi pare inappropriato vista la atrocità di quanto è accaduto. Forse sarebbe stato necessario parlare di ‘perdono'”. Lo dice l’avvocato Concetta La Torre che difende i genitori di Sara Campanella, la ragazza accoltellata per strada a Messina da Stefano Argentino, il collega di università di cui per mesi aveva respinto le avances.
Il giovane, fermato poche ore dopo il delitto, ha confessato. Dopo aver ucciso Sara, Argentino ha chiamato la madre sostenendo di essere disperato e minacciando il suicidio. La donna, che con la famiglia vive a Noto, è andata a prenderlo in auto a Messina insieme al marito. Solo dopo ore – ha raccontato ai carabinieri – avrebbe saputo cosa aveva fatto il ragazzo e perché fosse sconvolto.
A distanza di qualche settimana gli Argentino, attraverso il loro legale, l’avvocato Giuseppe Cultrera, hanno fatto avere alla famiglia di Sara una lettera di scuse che avrebbe visto solo l’avvocato La Torre dal momento che i suoi clienti non hanno voluto leggerne il contenuto. Poche righe in cui la madre e il padre dello studente si sono detti addolorati per quanto accaduto e hanno definito ‘inspiegabile’ il gesto compiuto dal figlio.
Per la La Torre si tratta solo di un atto formale che rientra in una strategia difensiva. “Nell’imminenza del fatto la madre del ragazzo – dice la legale – aveva addirittura definito il figlio un bravo ragazzo e successivamente ha raccontato di essere andata in carcere a trovarlo e di essersi commossa”.
“I miei clienti a questo punto – conclude – avrebbero trovato più opportuno un religioso silenzio”.
Stefano Argentino al suo legale: “Non so come tutto questo sia potuto succedere, quel giorno ero fuori di testa”
“Non so come tutto questo sia potuto succedere, non mi so dare una spiegazione, forse non c’è neanche una spiegazione, quantomeno razionale. Più rifletto, da solo con me stesso, più arrivo a una e una sola conclusione: quel giorno ero fuori di testa. Un uomo razionale non può spingersi a tanto. Ho sempre sognato di costruire qualcosa con Sara, e invece ho compiuto il gesto peggiore che si possa rivolgere a una persona, a una donna”. Lo afferma Stefano Argentino, in carcere per il femminicidio di Sara Campanella, uccisa a Messina perché rifiutava le sue avances, secondo quanto riferito dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Cultrera, a Tgcom24.
“Non ho uno straccio di carta, né una penna – avrebbe detto Argentino al suo legale – devo tenere tutto a mente e riferire al mio avvocato. È da giorni che penso a quello che sta passando la famiglia di Sara, per colpa mia, da giorni che penso di chieder loro scusa per ciò che ho fatto, ma so che sono l’ultima persona al mondo che vorrebbero sentire parlare, o di cui vorrebbero leggere. E hanno ragione, come non capirli”.
“Non riesco a pensare a nulla – ha detto ancora il legale riportando le parole del giovane in carcere – non riesco a pensare con lucidità a tutto quello che mi è passato per la testa, agli ultimi atti: qualcosa dentro me non ha funzionato. Il perdono forse non è umano, ed è giusto così, ma spero che almeno Dio, al suo cospetto, mi perdoni quello che una parte di me, la peggiore, ha fatto. Non ho altre parole e so che i miei pensieri non interessano a nessuno perché fuori da queste quattro mura sono e sarò sempre il male, l’omicida”.