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Spese pazze all’Ars, De Luca condannato dalla Corte dei Conti: “Farò ricorso, il giudice penale mi ha assolto”

mercoledì 8 Febbraio 2017

Nuova “tegola” per l’ex deputato regionale Cateno De Luca. La Sezione giurisdizionale di Appello della Corte dei Conti ha confermato la condanna dell’attuale sindaco di Santa Teresa di Riva a risarcire 13.204 euro per le spese pazze all’Assemblea regionale. De Luca era stato condannato lo scorso anno, ha proposto appello, che ora (sentenza 21/A/2017) è stato respinto, per cui la condanna diventa definitiva. De Luca nella quindicesima legislatura regionale ricopriva il ruolo di capogruppo all’Ars di “Forza del Sud”. I giudici di appello hanno condiviso la sentenza di primo grado ritenendo la “sussistenza sia del danno erariale che dei comportamenti caratterizzati da colpa grave tenuti da De Luca nella gestione del contributo unificato assegnato al gruppo”.

A De Luca sono state imputate tre voci di danno erariale: 5.435 euro rimborso personale  per spese di alberghi, 5.958 euro rimborso al gruppo per spese di alberghi, 1.810 per l’acquisto di agende Nazareno Gabrielli ordinate dalla sua segreteria politica di Messina e lì consegnate in prossimità delle festività di fine d’anno 2010. “Tali peculiari circostanze, nonché il cospicuo numero di agende acquistate  – secondo il dispositivo della Corte – inducono, quindi, fondatamente a ritenere, in mancanza di specifici elementi in contrario, che le agende fossero destinate all’effettuazione, da parte del De Luca, di regalie personali, senz’alcuna concreta attinenza con le finalità istituzionali del gruppo Forza del Sud, il quale (come si desume dalla relazione della Guardia di Finanza, allegata al fascicolo processuale), all’epoca, era peraltro assai esiguo (6 componenti)”. De Luca farà adesso ricorso in Cassazione poiché rivendica di essere stato assolto in sede penale con formula piena per non aver commesso il fatto, in oggetto a questa vicenda, ed inoltre ritiene che la Corte dei conti non abbia competenza in materia perché i gruppi parlamentari dell’Ars fino al 2013 non venivano sottoposti ad alcun obbligo di rendicontazione.

In sede penale, per gli stessi argomenti – replica De Luca – sono stato l’unico capogruppo assolto con formula piena cioè non aver commesso il fatto. Impugnerò la sentenza di Appello della Corte dei conti ala Suprema Corte di Cassazione per palese violazione di legge in quanto la corte dei conti non aveva alcuna competenza in merito essendo i gruppi parlamentari non sottoposti ad alcun obbligo di rendicontazione fino al 2013 quando è stata modificata la norma di funzionamento dei gruppi parlamentari. Siamo di fronte – ha continuato Cateno De Luca – alla solita vicenda pirandelliana: per il giudice penale non vigeva alcun obbligo di rendicontazione e mi ha assolto, mentre la Corte dei Conti pur non essendoci alcun obbligo di rendicontazione ha ritenuto di entrare nel merito di alcune spese, senza averne la competenza”.

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Ma non finisce qui perché De Luca nella stessa giornata si è reso protagonista di un altro colpo di scena (o di teatro, a seconda dei punti di vista) ed ha comunicato di aver revocato il mandato ai suoi legali, gli avvocati Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi, ritratti nella foto sopra proprio con l’ormai ex assistito. De Luca ha dato comunicazione della sua decisione direttamente in aula, dopo la discussione di un’istanza da lui presentata, riguardante la sospensione del processo per il cosiddettosacco di Fiumedinisi” che lo vede imputato, in attesa del pronunciamento della Corte di Cassazione sulla richiesta di spostamento dello stesso processo dal Tribunale di Messina a quello di Reggio Calabria. Il Tribunale non ha accolto l’istanza di De Luca, disponendo invece di procedere oltre ed al contempo rinviando la discussione al 24 febbraio. Il processo in questione riguarda la speculazione edilizia contestata nella cittadina di cui a suo tempo era sindaco De Luca e la questione verte su un contratto di quartiere, un programma di riqualificazione urbanistica finito al centro di un’inchiesta che portò all’arresto dell’ex deputato regionale. Nella stessa vicenda sono finite sotto “la lente” della magistratura altre 17 persone. Il rinvio è stato deciso dal Tribunale presidente al termine di una Camera di Consiglio durata un paio di ore. Dopo la comunicazione data da De Luca, proprio il tribunale ha nominato l’avvocato Salvatore Sorbello quale difensore d’ufficio, che ha subito chiesto il rinvio del processo non essendo a conoscenza degli atti.

Il pubblico ministero Liliana Todaro si è opposta al rinvio e ha chiesto che i verbali dell’udienza del 7 febbraio 2017 e le registrazioni delle dichiarazioni rese in aula da De Luca vengano trasmessi alla Procura di Reggio Calabria. Il sindaco di Santa Teresa ha richiamato, a più riprese, la problematica che a suo dire sussisterebbe circa condizionamenti ambientali all’interno del Tribunale di Messina e ha inoltre posto l’attenzione sulla concomitanza tra il processo e la campagna elettorale per le elezioni amministrative in corso sia a Fiumedinisi che a Santa Teresa.

Non esiste alcun fattore esterno che condiziona il processo. Si sta solo delegittimando il lavoro dei magistrati“, ha detto il pm Todaro che insieme all’altro pm, Vincenzo Barbaro, ha evidenziato le espressioni forti utilizzate dall’imputato nei confronti della magistratura messinese. “Non intendo in alcun modo sottrarmi al processo – ha ribadito De Luca  – Dopo circa cinque ore di scontro tra me i Pubblici Ministeri ed collegio, abbiamo ottenuto la sospensione del processo in attesa che la Suprema Corte di Cassazione assegni ad una sezione l’esame dell’Istanza di remissione cioè di spostamento del processo da Messina a Reggio Calabria per i numerosi e provati condizionamenti ambientali. Ci rivediamo il 24 febbraio per prendere atto di un altro rinvio fino a quando la Cassazione deciderà il da farsi”.

 

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