Buone notizie, per cominciare. la Rubrica che abbiamo avviato il primo maggio scorso per offrire ai lettori una riflessione critica sui beni culturali «a statuto speciale» traendo spunto dalla cronaca, si connota da subito anche come occasione di stimolo (o pungolo) rivolto alle istituzioni. Dopo l’appuntamento di apertura dedicato al progetto di «Accreditamento dei luoghi della cultura siciliani», ci ha scritto Sergio Alessandro, dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali della Regione siciliana, che il progetto lo conosce bene per averlo avviato nel suo precedente incarico, a capo dell’Ufficio dipartimentale di riferimento, il Servizio «Fruizione, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale pubblico e privato».
Il progetto, abbiamo scritto, partendo da una fotografia dello status quo di musei, parchi e degli altri istituti, pubblici o privati, si pone come obiettivo di certificare la loro capacità di svolgere un servizio appropriato. In quale stato sono le strutture espositive? il personale è adeguato numericamente o adeguatamente preparato? la sicurezza è efficiente? come vengono gestite le collezioni? e i rapporti col pubblico? Insomma, domande come queste, a cui con ricorrenza sulla stampa vengono date risposte negative.
E che Alessandro non smentisce: «dall’analisi dei questionari – ci dice – è emerso che le “lacune” più ricorrenti, sono riferite all’ambito delle strutture, come la presenza di barriere architettoniche o le carenze di manutenzioni impiantistiche;all’ambito del personale, con carenza di quello con specifici profili; all’ambito dei servizi offerti, dove la carenza riguarda i materiali informativi, servizi educativi o l’ accoglienza dedicata».
Le luci che abbiamo riacceso sul progetto sono, quindi, occasione per informare i lettori sulla situazione attuale e le prospettive. Le criticità, apprendiamo, si devono, manco a dirlo, a rallentamenti di ordine politico, su tutti il vertiginoso ricambio di assessori durante il Governo Crocetta, che ha toccato quota sei, e che, a ruota, ha determinato «continui cambi dei vertici dell’Amministrazione», spiega il dirigente. Malgrado tutto, «tra stop and go, il progetto è in itinere». «Nel corso del 2017 – prosegue – si è proceduto a una attenta analisi dei questionari da parte del Gruppo di lavoro istituto presso il Dipartimento che ha messo in atto, attraverso un processo bottom – up, un confronto diretto con i responsabili degli Istituti finalizzato a delineare un quadro il più esaustivo possibile».
Le informazioni sono ancora parziali, ma la volontà di rimettere in moto la macchina c’è, anche se Alessandro non è in grado di indicare scadenze certe. «E’ stato costruito un database per riversare tutti i dati dei questionari e mettere in luce un quadro sinottico di rappresentazione delle criticità riscontrate». Ma il sito online è fermo a due anni fa con la pubblicazione del progetto e dei suoi allegati (questionario, manuale, linee guida, etc.), di nuovo non c’è nulla. Il dirigente ci parla di un «Comitato di accreditamento deputato al rilascio della valutazione finale delle istanze», da costituire però. Ne faranno parte, «oltre ai rappresentanti del Dipartimento, anche rappresentanti dell’ANCI, CEI e ICOM,nonché due esperti di economia e gestione dei beni culturali, di nomina assessoriale».
Nomine che Alessandro ha richiesto a ben due assessori, senza esito: «questo è il terzo», ci dice. E, ancora, «a breve», ma anche per questo non è dato sapere quando, «è prevista l’attivazione della call per gli Istituti della cultura non a titolarità regionale e, conseguentemente, verranno delineate le priorità finalizzate a orientare i progetti che attingeranno alla riserva finanziaria (a valere sul PO FESR 2014-2020),istituita dal Dipartimento proprio per il superamento di quelle criticità che limitano l’accreditamento degli Istituti». Si è proiettati, quindi, già sulla seconda fase del progetto, quella che dovrà chiamare all’appello i luoghi della cultura che non dipendono dalla Regione, ma dagli altri enti territoriali e dai privati, mentre resta ancora da completare la prima fase che dovrà essere conclusa da un report a cura del Dipartimento e approvato con apposito decreto del Dirigente generale (lo stesso Alessandro), e infine dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana e sul sito del Dipartimento.
Poi c’è da insediare anche l’Organismo previsto dal decreto ministeriale del 21 febbraio scorso, di cui scrivevamo nell’articolo, per le Regioni o Province autonome. Servirà per il coordinamento con il Ministero dei Beni Culturali. Coordinamento che finora, comunque, non è mancato: «già a partire dal 2016, la Regione Siciliana, ha partecipato – ci spiega ancora Alessandro -ai lavori della Commissione nazionale di studio per l’avviamento del Sistema Museale Nazionale ed è, oggi, presente alle riunioni del Coordinamento tecnico – Commissione Beni Culturali – per quanto concerne sial’adozione dei livelli minimi uniformi di qualità (stabiliti dal suddetto decreto ministeriale, ndc.) sia l’allineamento con i sistemi di accreditamento regionali e, più in generale, per l’organizzazione del Sistema museale nazionale». Le premesse per ripartire sembrano esserci, serve, al solito, la volontà politica per attuarle.