“Ogni nostra argomentazione e’ dimostrata da fatti, da prove. I fatti di questo processo sono gia’ stati oggetto di altri dibattimenti in cui il generale Mori e’ gia’ stato assolto“. Così l’avvocato Basilio Milio, legale del generale Mario Mori, in fase di controrepliche delle difese al processo di appello sulla cosiddetta trattativa tra stato e mafia.
Al termine la Corte di assise di appello – presieduta da Angelo Pellino e Vittorio Anania giudice a latere – si ritirera’ in camera di consiglio per la sentenza. Mori e’ imputato insieme ad altri ufficiali del Ros, boss e Marcello Dell’Utri per concorso in minaccia a Corpo politico dello Stato. In primo grado la Corte di assise, nel maggio 2018, aveva condannato a 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella, a 12 anni Dell’Utri, gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni e Antonino Cina’, medico e fedelissimo di Toto’ Riina. Condanna a 8 anni per l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno e per Massimo Ciancimino, figlio di Vito, poi stralciato e prescritto.
“Si continua a parlare – ha proseguito Milio – del favoreggiamento di Provenzano, da cui Mori e’ stato assolto in via definitiva, e lo si inquadra nella cosiddetta trattativa. Il ne bis in idem e’ evidente dunque”, ha aggiunto. Milio ha inoltre ricordato la stima di cui godeva Mori, anche fra magistrati come Caselli, Cardella e lo stesso Luciano Violante e ha citato la testimonianza di Liliana Ferraro, vicina a Giovanni Falcone al ministero della Giustizia, secondo cui Falcone teneva “in grande considerazione” l’ufficiale del Ros.