“Stramba idea: aumentare gli stipendi dei dirigenti Ars”. Inizia così la nota polemica che l’ormai ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, scrive contro il neo presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè.
“Non me ne voglia l’onorevole Micciché, nulla di personale, ma non credo che aumentare il tetto degli stipendi dei dirigenti e dei funzionari dell’Ars, oltre il tetto già alto di 240 mila euro l’anno, sia proprio sia un’idea condivisibile, per diversi motivi:
- come fa il presidente dell’Ars a rendere compatibile tale linea di incremento della spesa con le dichiarazioni, molto avventate, di difficoltà finanziarie fatte nei giorni scorsi dai rappresentanti del governo regionale; probabilmente quelle dichiarazione sono legate alla vera volontà di incrementare la spesa corrente senza freni e senza attenzione alle effettive entrate della Regione. Come dire torniamo al passato dove non c’era alcun controllo della spesa e dove si sono prodotti buchi di bilancio spaventosi.
- L’incremento retributivo è in contrasto pieno con la normativa statale che fissa a 240.000 € il tetto massimo delle retribuzioni. Come dire che un dirigente dell’Assemblea regionale siciliana potrà guadagnare più del presidente della Repubblica italiana. Non credo che ciò rappresenti riconoscimento delle professionalità, ma un sostanziale incremento delle logiche clientelari che hanno caratterizzato decenni di vita regionale.
- L’aumento degli stipendi ipotizzato acuisce il divario fra funzionari e dipendenti della Regione – che hanno un tetto massimo di 150.000 € – e quelli dell’Ars, che potrebbero guadagnare cifre di gran lunga superiori”.
“Sul piano sociale poi – prosegue Crocetta – si trasmette un messaggio di terribile ingiustizia, le priorità all’ordine del giorno non sono quelle di di continuare l’azione di risanamento del bilancio con ulteriori azioni contro gli sprechi e di volgere maggiore attenzione ai disoccupati e ai poveri, alle imprese, ma di aumentare i privilegi. Spero sinceramente, che qualche voce, in Parlamento, si levi per contrastare l’inaccettabile linea di far pagare al popolo siciliano il ritorno a vecchie pratiche politiche che hanno distrutto la Sicilia”.