Taormina prova ad affrontare lo “tsunami” finanziario prodotto dal Covid-19 e in quest’ottica l’Amministrazione comunale ha convocato nelle scorse ore in municipio i direttori delle 9 filiali di banca presenti nel territorio locale per fare il punto della situazione sul sostegno economico al momento dato ad imprenditori e commercianti del territorio ma soprattutto per la richiesta, avanzata dalla Giunta del sindaco Mario Bolognari, di “non lasciare da soli” i protagonisti della filiera produttiva taorminese.
L’aspettativa è quella di poter arrivare ad una semplificazione delle procedure, stringendo così i tempi di erogazione delle somme richieste dagli operatori economici, cercando di non abbandonare in particolare le piccole e medie imprese che rappresentano il cuore pulsante dell’economia di Taormina. Nella capitale del turismo siciliano, stando al summit di ieri, sarebbero state istruite già 380 pratiche per il sostegno economico ai commercianti e agli imprenditori, sulla base del Decreto Liquidità e delle relative misure poste in essere dal Governo Conte per aiutare il Paese a contrastare la crisi epocale determinata dal Coronavirus.
Si stima un volume, al momento, di pratiche per il credito a Taormina pari a circa 7 milioni di euro, ma è una cifra destinata ad aumentare da qui alle prossime settimane quando si potrà raggiungere verosimilmente quota 9-10 milioni di euro. Risultano, inoltre, almeno una decina di ulteriori pratiche da parte dei maggiori imprenditori del territorio che si sono mossi per ottenere risorse che vanno dai 100 mila euro sino anche a 150 mila euro.
Il sindaco Mario Bolognari, insieme al vicesindaco Enzo Scibilia, ha inteso convocare a Palazzo dei Giurati anche i commercialisti, che svolgono un ruolo altrettanto importante, rappresentando il punto di riferimento al quale si rivolgono i cittadini e quindi gli operatori economici. Ma è soprattutto con i direttori delle banche che si punta ad instaurare una collaborazione nell’ambito delle strategie anti-crisi che la Città di Taormina intende mettere in campo in questa estate che si preannuncia, per forza di cose, all’insegna della sofferenza.
Gli alberghi aspettano le prenotazioni, auspicando che la situazione si vada normalizzando e che almeno a luglio e agosto i turisti possano raggiungere in buon numero Taormina. In diversi casi, gli hotel potrebbero tornare ad operativi tra la fine di giugno o ad inizio luglio, ma c’è chi ha già riaperto con un gesto di speranza anche se al momento la clientela, di fatto, resta un “sogno proibito”. Si spera nella riapertura delle frontiere con l’Europa e l’auspicio vale, a maggior ragione, anche per il commercio e la ristorazione, dove qualcuno ha già rialzato la saracinesca ma diversi operatori ancora non ce la fanno a ripartire o prudenzialmente hanno scelto di aspettare per capire l’evoluzione della situazione. Numerosi ristoranti e bar sono ancora chiusi. Senza gli spettacoli già cancellati, con le crociere paralizzate e a quanto pare rinviate ormai al 2021, e con un netto calo complessivo delle presenze, la ripartenza ad oggi è come scalare una montagna a mani nude. E in questo quadro, di per sé già assai complicato, in molti lamentano che ad un crollo del fatturato si stia aggiungendo la beffa di dover sostenere costi aggiuntivi per tutto ciò che concerne gli obblighi Dpi e la sanificazione dei locali.