Liste di attesa insostenibili e sanità allo sbando. Molte sono state le lamentele dei cittadini che denunciano i tempi di attesa clamorosamente lunghi per le visite ambulatoriali e le mancate risposte del centralino del Cup. Una situazione di grave crisi che spinge una fetta sempre più larga di siciliani a rivolgersi alla sanità privata, pagando di tasca propria le prestazioni. E chi non può permettersi di eseguire visite e interventi presso strutture private? Coloro che non possono sostenere le spese sono costretti ad attendere i tempi infiniti della sanità pubblica, rischiando di veder peggiorare le proprie condizioni con ripercussioni anche gravi sul fronte della salute.
In seguito alle enormi difficoltà il Codacons e l’Associazione Articolo 32/97 hanno presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania per il reato di interruzione di pubblico servizio. “È arrivato il momento di dire basta!”, afferma l’avvocato Carmelo Sardella, dirigente dell’Ufficio Legale Codacons. Una situazione oramai insostenibile, già un anno fa ci si era rivolti ai magistrati chiedendo di indagare sul territorio nei confronti della Regione e delle aziende sanitarie pubbliche, per accertare i motivi dei lunghi tempi di attesa e le relative responsabilità.
Le 90 linee, secondo quanto viene ricostruito, sono perennemente occupate, il “riprova più tardi‘ o il ‘resti in attesa” rende necessario e doveroso approfondire la vicenda nell’ottica di tutela della dignità e salute umana del singolo soggetto leso.
A livello regionale ammontano a 8 milioni e 600 mila euro le risorse aggiuntive destinate alle Aziende sanitarie provinciali dell’Isola per interventi effettuati dalle case di cura nel 2023 determinando la riduzione delle liste d’attesa per i pazienti siciliani. Lo ha stabilito un decreto dell’assessore alla Salute, Giovanna Volo, e del dirigente generale per la Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino (clicca qui). Il provvedimento prevede che le somme siano distribuite secondo il tetto di spesa provinciale, 2,11 milioni proprio per la provincia di Catania. Ma questo non basta.
“Occorre capire le cause dei disservizi che si registrano per il Centro Unico di Prenotazione dell’Asp di Catania – concludono le due associazioni – e se vi siano responsabilità che possano configurare ipotesi penalmente rilevanti. Fare attendere mesi, se non anni, per una prestazione sanitaria è negare il diritto di cura, poiché l’unica alternativa per molti è rinunciare a curarsi“.