Il governatore siciliano si chiude nel suo fortino e passa al contrattacco. Dopo le polemiche di ieri relative alla possibilità di approvare “l’emendamento De luca”, i 300 mila euro per Taormina, Renato Schifani replica in due mosse. Il primo atto riguarda la delega all’assessore all’Agricoltura e vicepresidente della Regione, Luca Sammartino, alla gestione dei rapporti del governo con il Parlamento siciliano e la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana. Compito che era stato assegnato al collega Roberto Di Mauro. Il secondo la riassunzione della delega alla Programmazione da parte di Palazzo d’Orléans che inizialmente era finita tra le competenze dell’assessore all’Economia Marco Falcone. Lo stesso Falcone era stato il primo a gestire i complessi rapporti con Sala d’Ercole a inizio legislatura.
“Ringrazio l’assessore Marco Falcone – sottolinea il governatore – per l’impegno profuso e l’ottimo lavoro svolto in questi primi mesi di avvio della legislatura”, le parole con cui in pratica Schifani ha liquidato l’argomento. Altrettanto eclatante è la scelta di interrompere di fatto i rapporti con il parlamento e la presidenza dell’Ars. Una fibrillazione che non accenna a diminuire.
Poca tregua e molte “armi” politiche in campo. Taormina è stata al centro del confronto-scontro tra Renato Schifani e Gaetano Galvagno. Tra i due presidenti non tira una bella aria da un pò, ma ieri è stato raggiunto il culmine del malessere. Per bloccare la modifica al collegato in discussione in aula – che prevedeva per i Comuni dove ricadono parchi e siti archeologici in cui si organizzano grandi eventi un ristoro economico del 10-20% sul totale dei biglietti venduti per coprire le spese del decoro urbano – il presidente della Regione ieri sera ha minacciato le dimissioni. Una tensione aggiuntiva che il centrodestra si trova a dover affrontare nel bel mezzo della ripresa dell’attività legislativa.
Fdi, intanto, secondo alcuni boatos, corre ai ripari. Sarebbe in corso a Catania un incontro chiarificatore tra il presidente del Senato Ignazio la Russa e il gruppo dirigente catanese dei meloniani. Rimane da capire quale tipo di riflessione stanno facendo insieme sul futuro del governo e della coalizione.
Chi sguazza nel malessere della coalizione è il sindaco di Taormina Cateno De Luca. Il deputato regionale non ha sollevato alcuna opposizione durante i lavori d’aula di ieri sera, rimanendo impassibile a godersi lo spettacolo.
“Solidarietà a Cateno De Luca e a tutti i sindaci siciliani dei Comuni dove ricadono parchi e siti archeologici per aver sperimentato sulla pelle dei loro cittadini, il rancore del presidente della Regione che ha bloccato un emendamento alla manovra in discussione all’Ars, minacciando le sue dimissioni”, scrive in una nota l’ex presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che in mattinata ha avuto un colloquio con il sindaco di Taormina. “Cateno De Luca – aggiunge Miccichè – sta portando avanti, una battaglia giusta per tutti quei territori siciliani, luoghi di siti archeologici che non ricevono ristori a fronte delle spese necessarie per assicurare la sicurezza e il decoro urbano. Il Parlamento siciliano non può essere paralizzato. Il Presidente della Regione – conclude Miccichè – è una persona che vive delle sue vendette e dei suoi rancori. Non gliene frega niente del bene della Sicilia, ma dovrebbe ricordarsi, tutte le mattine, di lavorare per la Sicilia e per il bene dei suoi cittadini, così come pensavano che avrebbe fatto quelli che lo hanno candidato e quelli che lo hanno votato.”