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Garantire ai cittadini il diritto ad una corretta ed uniforme informazione e analizzare lo stato dell’arte della sanità regionale come principali obiettivi del portale www.siciliamedica.it e dell’Osservatorio comunicazione ed economia in sanità (Oces) presentati stamattina a Villa Magnisi, sede dell’Ordine dei Medici di Palermo.
Le due iniziative, messe in campo dagli Omceo siciliani, sono state presentate dai nove presidenti provinciali degli ordini. L’evento si è svolto alla presenza di autorità del panorama istituzionale, regionale e nazionale, come il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, dall’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, l’assessore all’istruzione Roberto Lagalla, ai vertici delle Asp e delle Aziende ospedaliere, esponenti del mondo scientifico e accademico
Per la prima volta gli ordini del territorio hanno voluto creare una rete di comunicazione nella condivisione degli obiettivi cruciali e mirati. “In Sicilia i professionisti medici dono 54 mila e desideriamo dare soprattutto un’informazione corretta, per questo nasce l’Osservatorio. Dai dati del Censis risulta che quasi il 50% della comunicazione in sanità non è corretta o è confondente“, afferma Toti Amato, (promotore del progetto) presidente dell’Omceo diPalermo e componente del direttivo nazionale della FNMOCEO.
“È necessario che i professionisti abbiano a disposizione un organo che possa seguirli e informare in maniera corretta, per questo c’è un organo d’informazione con dietro un Osservatorio che deve dare dati e certezze“, continua il presidente. “Un altro punto da sottolineare è l’aspetto economico: noi abbiamo promesso circa 800 milioni di euro. Leggendo bene nel Pnrr sono tutti fondi per tecnologie e strutture, ma il professionista medico dove sta? Ci sono fondi per i medici che non vengono letti in un momento in cui la pandemia “ha scoperto” che in Italia mancano professionisti. È corretto che i decisori politici abbiano dati precisi – prosegue – perché quando si deve costruire una casa bisogna anche pensare a chi la deve andare ad abitare“.
Ad oggi i progetti che fanno parte di questi fondi seguono le direttive nazionali: “Noi viviamo in Italia con i “tetti di spesa” che non si possono sforare però le tecnologie che vengono fornite devono avere anche chi le mette in funzione. Quando si fa una programmazione sono fondamentali i dati, e a noi interessa avere dati certi“, conclude Amato.