L’emozione c’è, forte, e si avverte nell’aria nell’Aula Magna del Polo Papardo dell’Università di Messina. E’ la prima inaugurazione dell’anno accademico in presenza dopo la pandemia, la prima che torna ad essere celebrata “a casa” in una location dell’ateneo (dopo le cerimonie al Museo ed al Teatro Vittorio Emanuele). L’emozione è stato il filo conduttore, sin dalle prime parole del Rettore Cuzzocrea fino a quelle conclusive di Rula Jebrael contro la guerra, accolte da un applauso di una platea tutta in piedi “giovani, dovete difendere la democrazia, dovete scegliere da che parte stare“.
Il pensiero va alla guerra in Ucraina e subito dopo l’inno d’Italia cantato dal coro dell’Ateneo è stato il rettore Salvatore Cuzzocrea ed annunciare la disponibilità ad accogliere a Messina studenti, insegnanti, dottorandi, assegnisti, mettendo a disposizione alloggi e residenze.
LA GUERRA DEVE SPARIRE DALLA STORIA
“Abbiamo risposto presente all’appello del presidente Draghi e della ministra Messi e siamo pronti ad attivare corridoi umanitari a favore dell’Ucraina. La parola guerra, come diceva il grande Gino Strada – ha detto Cuzzocrea- deve totalmente scomparire dalla storia e dal nostro lessico. Siamo pronti ad accogliere in ateneo e nella città di Messina quanti avranno bisogno di aiuto e ospitalità. La sede del nostro rettorato da oggi è colorata di giallo e azzurro come la bandiera dell’Ucraina. Senza volerlo la cerimonia di oggi che tempo fa abbiamo voluto dedicare proprio alla lotta contro la violenza, risulta ancora più intrisa di significato e valore in questi giorni di forte angoscia del mondo intero per quello che sta succedendo”.
La cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico ha avuto quindi inizio, alla presenza del presidente della Regione Nello Musumeci e delle massime autorità.
La ministra del Mur Maria Cristina Messa ha affidato il suo messaggio ad un video con il quale ha sottolineato il momento estremamente tragico che il Paese sta attraversando.
IL RUOLO DEGLI ATENEI
“Oggi le università sono chiamate ancora di più a far sentire alta la voce della pace, ad essere il luogo dell’accoglienza- ha detto la ministra Messa nel video messaggio- La conoscenza è l’antidoto alla paura, ai soprusi ed il ruolo dell’Università è centrale. Il governo ha approvato una somma per l’accoglienza di chi fugge dall’Ucraina. Il Rettore di Messina ha aderito e lo ringrazio. Oggi ci sono risorse provenienti dal Pnrr e dalla legge di bilancio per gli atenei italiani. Ulteriori misure riguardano sia il personale che gli studenti e possiamo parlare di un periodo di grande fermento. Messina ha le carte in regola per giocarsela. Ha investito in maniera importante nella ricerca e nelle infrastrutture, collegandosi con le aziende e con il territorio”.
Mentre si alza forte il no alla violenza ed alla guerra, in video collegamento è intervenuto Patrick Zaki, divenuto lo studente di ogni ateneo d’Italia.
“Io faccio parte della famiglia dell’Università di Bologna, ma oggi mi sento parte della comunità universitaria di Messina. La mia presenza qui è un messaggio politico perché Messina è una città che dà il benvenuto. Sento la vicinanza a me ed al mio caso. Ma non posso non dire che ci sono centinaia di persone imprigionate e avrei bisogno di tanto tempo per fare i nomi di tutti loro.”.
Nell’intervento il magnifico rettore Salvatore Cuzzocrea ha ripercorso i mesi della pandemia e del ruolo che l’Ateneo ha avuto anche attraverso il Policlinico universitario.
“Oggi dico grazie ai medici, agli infermieri e a quanti hanno fatto squadra per i messinesi. Per crescere come città è indispensabile un sistema universitario efficiente. Permettetemi di dire grazie alle donne e agli uomini di questa Università che in una settimana sono riusciti ad attivare il sistema informatico per consentire il lavoro durante il lockdown e la pandemia”.
MESSINA CITTA’ UNIVERSITARIA
Cuzzocrea si è poi soffermato su quanto è stato fatto sul piano delle infrastrutture e dell’innovazione tecnologica. “Messina deve diventare una città universitaria, dobbiamo amare la città, le nostre bellezze. Forse ci siamo troppo abituati a non avere una zona falcata e un water front degne di questo nome, una Casa dello studente chiusa da 20 anni. E’ con grande spirito di collaborazione che abbiamo dato piena disponibilità a tutte le istituzioni, dalla Regione, alla prefetta Di Stasi, al presidente dell’AP Mega, al Tribunale, al Comune con i progetti per l’hub dell’innovazione e per le start up. Abbiamo aperto le nostre strutture sportive agli anziani, stiamo lavorando per ultimare i lavori alla Cittadella Universitaria e mi scuso per i disagi per i cantieri aperti ma la nostra è l’unica Università dove gli studenti non pagano per fare sport”.
Cuzzocrea non ha risparmiato una stilettata, dopo gli attacchi indiretti che dall’ex rettore Pietro Navarra sono arrivati negli ultimi mesi. Finora il rettore non ha risposto ma nell’avvicinarsi di una lunga campagna elettorale che inizia con le amministrative di primavera e finirà nel marzo 2023 con le Politiche prova a sgomberare il campo da mine e percorsi di scontro.
“L’ Ateneo è distante da ogni polemica politica. Nessuno pensi di utilizzare l’Università per fini politici. L’università deve essere aperta, plurale, rispettosa delle posizioni di tutti, è un’istituzione nella quale ognuno deve essere libero di esprimere le proprie opinioni. Fuori da logiche di gattopardiana memoria, in maniera responsabile abbiamo pensato solo ad aumentare il suo prestigio forte di una storia antica.Il mio rettorato è iniziata con Serena Pappalardo che poco lontano da quest’Aula è caduta in una botola, all’interno di una struttura universitaria e non scorderò mai il suo sguardo di paura e di sofferenza. A Serena quel giorno in ospedale e a sua madre ho promesso che non sarebbe mai più accaduto un fatto simile.
Si è poi soffermato sui progetti e sui cammini intrapresi in ogni campo, snocciolando numeri su investimenti, risorse, partnership con istituzioni, tirocini, assunzioni, nuovi ingressi tra i ricercatori.
“Da ex studente penso con orgoglio alla nostra università come la casa dei giovani che vivono e scelgono questa città e questa terra come casa dove realizzare i propri sogni”.
Ed i giovani sono stati i protagonisti della cerimonia in una sorta di filo conduttore, attraverso i volti degli studenti della redazione di UniversoMe, e i musicisti dell’orchestra Filarmonica “Giostra”, nata nei mesi della pandemia in uno dei quartieri più a rischio della città. Un esempio di forza e della capacità di fare grandi sogni.
A prendere la parola è stata poi Tamara Karimi, studentessa afgana accolta a fine agosto dopo il ritorno del regime dei talebani. Tamara Karimi cita Dante Alighieri, “fatti non foste per viver come bruti”, è iscritta a Scienze Politiche e nel ringraziare quanti “mi hanno accolto prendendosi cura di ognuno di noi” ha raccontato la sua esperienza “Quello che impari oggi da studente è fondamentale per la tua vita.. Non c’è una scorciatoia per la via del successo”.
In rappresentanza del personale tecnico-amministrativa è intervenuta Clorinda Capria che nell’illustrare lo straordinario impegno in questi anni difficilissimi ha tracciato un bilancio e guardato avanti, con un pensiero anche a quelle donne che restano sempre un passo indietro. La prolusione del conferimento del dottorato di ricerca a Rula Jebreal è stata affidata al pro rettore Luigi Chiara
Quindi la consegna del dottorato honoris causa in Scienze Politiche alla giornalista e scrittrice Rula Jebreal per il suo impegno contro la violenza sulle donne.
“Studiare ha cambiato la mia vita. In questi giorni ho riflettuto molto sul mio luogo di partenza, un luogo martoriato dalla guerra (ndr,la Palestina) La mia lotta continua attraverso la mia carriera, che è una dichiarazione di guerra alla guerra. Alle ragazze oggi dico che quando ero piccola la mia era lotta per la sopravvivenza. Nei luoghi di guerra le donne non hanno voce.La mia storia è iniziata nel 1948 con una donna che rubava tempo al conflitto per farci innamorare della letteratura, della cultura, ci ha fatto capire che noi possiamo cambiare il mondo”. Il riferimento è a quella donna che nel collegio -orfanotrofio a Gerusalemme dove lei è stata mandata dopo il suicidio della madre, è diventata una seconda madre e le ha davvero cambiato le vita.
“Quella comunità dove studiavo è diventata la mia famiglia e io oggi sento che questa università è una famiglia. Le ragazze afgane che sono qui sono ambasciatrici di futuro come lo sono stata io nel mio orfanotrofio. Non dimenticherò mai che a 8 anni la scelta di mio padre tra medicine per lui e libri per me lui non ha esitato. Mi ha dato l’istruzione”. Da palestinese ha vissuto le sofferenze della violenza, le umiliazioni della violenza.
DIFENDETE LA DEMOCRAZIA
“E’ legittimo essere traumatizzati davanti ai fucili e ai carri armati. Mentre oggi stiamo parlando di guerra, di morte, vorrei ricordare una generazione di chi ha costruito la pace dopo due guerre mondiali. Ai giovani dico non date per scontata la democrazia. Vi imploro di impegnarvi, difendete questi diritti straordinari. Ho conosciuto il dolore dei campi profughi, dei campi di concentramento. Ho incontrato chi sapeva che rischiava di essere torturato, ucciso, imprigionato. Siamo tutti chiamate a scegliere da che parte stare. Oggi pensavo che i miei genitori non sapevano scrivere. Mio padre è morto giovane, sperando di vedere l’arco della giustizia compiersi. Oggi tutto dipende da voi, da come forgiate questo arco. Dobbiamo creare una comunità fatta di persone diverse ma che condividono i valori di giustizia, libertà, democrazia.”
Durissima nei confronti di Putin “un dittatore sanguinario, un folle e sapevamo che era così-ha detto ai giornalisti prima della cerimonia- Per troppi anni abbiamo fatto finta di nulla, abbiamo permesso che Putin usasse l’odio e la corruzione, assassinasse giornalisti, oppositori, chiunque fosse contrario alla sua propaganda, zittisse l’opposizione politica, desse linfa alle correnti sovraniste contro la NATO e contro l’Europa. Sapevamo benissimo chi fosse Putin, non è una sorpresa quello che è avvenuto. La vera domanda è chi siamo noi davanti a questi dittatori? Perché li incontriamo, stringiamo loro le mani e a volte li premiamo pure come accaduto con Al Sisi in Egitto. Oggi stiamo assistendo ad un’Europa che sta reagendo, che si sta unendo che sta facendo sentire la sua voce”.
La giornalista ha ricevuto il dottorato honoris causa per il suo impegno al fianco delle donne che ancora oggi continuano a subire violenza “La parità di genere è molto lontana, se pensiamo solo al mondo delle università e degli istituti di cultura, in Italia abbiamo appena otto rettrici”.