Non l’abbiamo ancora compreso, ma la Sicilia è al centro di quel conflitto ad alta intensità per il controllo del pianeta che si è scatenato in Medio Oriente e in Nord Africa. Dalle basi siciliane partono i droni che danno la caccia alle milizie islamiche in Libia; da Sigonella, negli ultimi mesi, si sono alzati in volo batterie di aerei spia di ultima generazione per controllare, onda dopo onda, i movimenti della flotta russa dislocata nell’estremo lembo del Mediterraneo. Ma sono le antenne del Muos di Niscemi a testimoniare più di ogni altra cosa la centralità strategica della Sicilia nel mondo ancora multipolare. Ora toccherà alla nuova amministrazione statunitense stabilire se e come mantenere la barra a dritta sugli asset “siciliani”. Di sicuro, proprio nelle ore che hanno portato Donald Trump a essere il presidente statunitense designato, l’annuncio è arrivato freddo, laconico e diretto: il Muos è operativo, parola del contrammiraglio Christian Becker. On line, dunque, nonostante le controversie giuridiche nate dall’imposizione di quel sistema radar nella sughereta naturale di Niscemi non siano state ancora definite. Anzi. Un primo test sulla funzionalità del sistema era stato effettuato a gennaio di quest’anno. Per le infrastrutture strategiche atlantiche il Muos è’ il miglior upgrade: il programma da almeno 7 miliardi di dollari punta a potenziare il sistema di comunicazioni e trasmissione dati delle Forze armate americane, mandando in soffitta le vecchie procedure di interconnessione satellitare, ossia l’Ufo, acronimo di «Uhf follow on». Il nuovo sistema di telecomunicazioni utilizza cinque satelliti (quattro operativi e uno di emergenza) che sorvolano il pianeta e sono connessi a quattro stazioni dislocate a terra. L’individuazione delle basi terrestri, avviata nel 2004 e conclusa nel 2007, ha seguito il criterio della ricerca della miglior copertura possibile: le località prescelte sono state Kojarena (Australia, sede dell’Australian Defence Satellite Communication), il Sud-Est della Hawaii e infine il “nostro” luogo della discordia: Niscemi, in Sicilia, a meno di 60 chilometri dalla base aerea di Sigonella, dove è già operativa la Naval Radio Transmitter Facility. La gestazione del sistema Muos è stata abbastanza tortuosa. I primi documenti sul sistema satellitare risalgono alle riunioni dello stato maggiore della Militar Navy del 2002.
Ma come funziona il Muos? E’ un sistema di comunicazione e trasmissione dati ad altissima frequenza (parametri compresi tra i 300 MHz e i 3 GHz di frequenza) a disposizione del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Grazie a questa nuova tecnologia, le Forze armate a stelle e strisce saranno avanti di una ventina d’anni rispetto ai concorrenti, almeno dal punto di vista delle alte tecnologie. Il sistema serve a garantire la copertura degli utenti mobili ( un esempio su tutti, le piattaforme aeree e marittime, veicoli di terra e soldati appiedati) e potrà trasmettere ogni tipologia di dato, non solo comunicazioni ma anche audio e video. E’ una rete superveloce con una potenza dieci volte superiore a quella dei migliori sistemi disponibili sulle classiche reti commerciali. Ed è una copertura che arriva dapperutto: con il Muos un soldato nascosto dentro una caverna può comunicare con il suo comando centrale. E in tempi di guerra asimmetrica, questo fattore è decisivo.
Ma non di solo Muos è composta la matrice delle forze militari a stelle e strisce in Sicilia. Sin dalla fine della seconda guerra mondiale la nostra isola ha vissuto uno dei più vasti dispiegamento di unità aeree e navali e soprattutto su una rete di infrastrutture strategiche che si sono evolute nel corso degli anni e fanno oggi dell’isola uno snodo importante nella mappa del potere militare e tecnologico per l’Alleanza Atlantica.