Uno dei temi che sta mancando nella campagna elettorale delle Politiche del 2018, o che comunque rischia di restare ai margini senza i particolari approfondimenti e le assunzioni di responsabilità della politica, che invece sarebbero necessarie, è quello delle Zes, zone economiche speciali. Zone franche dell’illusione come qualcuno le ha sarcasticamente definite, che rischiano di diventare l’approdo pratico e concreto di una delusione. Possibilmente tra meno di un anno sarà il cavallo di battaglia degli europarlamentari che vorranno tornare a Strasburgo, ma oggi a destra come a sinistra, non ne parla quasi nessuno.
Ma cosa sono le ZES?
Si tratta di aree collegate a zone portuali, destinatarie di importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative, utili a favorire anche nell’Isola lo sviluppo di imprese già insediate o che si insedieranno, attraendo anche investimenti dall’estero.
Il rapporto presentato nei giorni scorsi da SRM (Studi e Ricerche Mezzogiorno), nel corso del convegno “Economia del mare, opportunità di sviluppo per il territorio”, ha confermato il potenziale che tra ZES e vie del mare può innescare una crescita esponenziale dei valori in campo.
La recente iniziativa normativa volta a istituire le ZES nel Mezzogiorno potrebbe contribuire a dare ulteriore impulso allo sviluppo del porto e all’intera economia. La legge pone in essere una politica di sviluppo istituzionale fondata su aree ben individuate dove strategicamente si pone il “Porto al centro” dell’economia, vale a dire insediamenti imprenditoriali, incentivi e risorse finanziarie tutte finalizzate a far crescere l’infrastruttura marittima ed il sistema di imprese che ruotano intorno ad essa.
Eppure di fronte alle decisioni già assunte da Bruxelles, e agli annunci quasi a tempo scaduto dell’attuale governo nazionale, con il ministro Claudio De Vincenti, in primis, sull’imminenza di tradurre in fatti e impulsi concreti le premesse, il silenzio piomba irreversibile.
Da Via degli Emiri, sede dell’assessorato regionale alle Attività produttive trapela senza mezzi termini che siamo ancora all’anno zero. Le Zes potrebbero essere da due a tre. La Sicilia ha diritto a 3778 ettari di ZES. Sono solitamente aree connesse ai porti. Nella transizione dal vecchio esecutivo al nuovo percorso di governo l’unico filo di continuità è dato da quello, poco o niente, che è stato trovato.
Eppure è dimostrato che le risorse pubbliche hanno un effetto moltiplicativo di 1 a 3: ogni euro pubblico di credito di imposta ne attiva ulteriori 2 privati. Senza contare, tra le premesse illustrate, la parte di analisi per cui nelle zone economiche speciali risulta solitamente un aumento dell’export del 40% in più rispetto a quello abitualmente generato sul territorio.