Cosa c’entra Nelli Scilabra col Fondo pensioni dei dipendenti della Regione siciliana? Perché il presidente Crocetta ha scelto proprio lei, fresca di laurea magistrale in giurisprudenza acquisita alla Kore di Enna a luglio di quest’anno per il ruolo di presidente in un ente che ha un patrimonio di 1 miliardo di euro e gestisce i soldi di 9 mila regionali? E perché lo ha fatto proprio in questa fase così delicata, con la coalizione a pezzi dopo la batosta referendaria, l’incognita di un bilancio di previsione da chiudere entro un paio di settimane che dovrà passare tra le forche caudine dell’Ars e lo spettro di un ‘governo del presidente’ che non fa dormire sonni tranquilli ad alcuni alleati che immaginano l’imminente svolta a Palazzo d’Orleans?
Certo è che Scilabra torna alla ribalta della scena, passando di colpo dai disoccupati di cui si occupò per due anni da assessore alla Formazione, tra mille polemiche e scandali che la costrinsero a mollare dopo il flop del clic day e la rissa con la dirigente Corsello finita in Procura, ai pensionati regionali. In mezzo ci sono stati due anni di ‘purgatorio’, con un incarico nelle retrovie, senza scena e riflettori, nella segreteria particolare del governatore. Per lei ora si profila quest’incarico di prestigio. Ma nel decreto di nomina di quattro giorni fa, passato in giunta, c’è qualcosa che non torna. Si legge infatti che Scilabra viene designata come presidente del Fondo pensioni alla luce del mandato scaduto a maggio scorso del commissario straordinario Fulvio Bellomo. Ma non è proprio così.
Bellomo risulta al momento commissario a tutti gli effetti, il suo mandato scaduto, è vero a maggio, infatti è stato prorogato con decreto fino al giugno del 2017 scadenza che comunque potrebbe essere anticipata in qualsiasi con la ricostituzione del Cda del Fondo pensioni, decaduto due anni fa e da allora mai ricomposto. In questo momento tuttavia Nelli Scilabra è presidente in pectore, designata in un ruolo che formalmente non esiste. Dovrà aspettare che il governo nomini i due consiglieri che l’affiancheranno nel nuovo Cda del Fondo. Ma l’insidia è un’altra per Nelli. La nomina dovrà passare al vaglio della commissione Affari istituzionali dell’Ars che dovrà esprimere il parere verificando se l’ex assessore abbia i requisiti per fare il presidente (svolge anche il compito di legale rappresentante) che deve essere scelto “tra persone dotate di riconosciuta competenza e professionalità nel settore della Pubblica amministrazione o dei fondi pensione e di indiscussa moralità e indipendenza”.