C’è anche Lilli tra le vittime delle decine di cani randagi che non sono riuscite a superare il grande freddo di questi giorni. Lilli, così veniva chiamata dagli abitanti di un piccolo centro delle Madonie, era riuscita con i suoi modi affettuosi ad abbattere il muro di diffidenza che di solito le persone nutrono nei confronti degli animali randagi. Tanto che molto spesso riceveva da questi qualche ciotola di cibo e acqua. Vivere fuori all’addiaccio, però, senza il conforto di un riparo sicuro, è davvero difficile, anche per chi è abituato a stare per strada. Lilli non ce l’ha fatta, l’hanno trovata stamani senza vita riversa per terra.
Sono almeno 650 i cani morti di fame e di freddo nel sud Italia, in particolare nelle regioni del centro sud (Molise, Lazio e Abruzzi), diverse decine di decessi si segnalano anche nelle zone montane della Basilicata e della Calabria. Altri casi sono segnalati dalle zone montane della Campania ed in Sicilia. Lo scrive in un comunicato la ong ambientalista Aidaa (Associazione italiana difesa animali ed ambiente).
“Abbiamo anche segnalazioni di gatti trovati morti nelle stesse zone, ma, a differenza dei cani, non è possibile avere al momento una stima perlomeno attendibile – ci dice Lorenzo Croce, presidente di AIDAA -. Quello che chiediamo, specialmente nelle zone ad alta concentrazione di randagismo, è di mettere del cibo, preferibilmente croccantini e acqua calda, per poter sfamare e dissetare i randagi, gatti o cani che siano”.
“Infine – conclude Croce – rivolgiamo ancora l’appello a chi ha stalle o garage, in città come in campagna, a lasciarli aperti, affinché i randagi possano trovare giusto riparo, specialmente in queste fredde notti”.