Anche a Palermo e nelle altre città siciliane non poteva mancare la moda dei ristoranti fatti in casa: vere e proprie “trattorie clandestine“, allestite nel salotto di abitazioni private, per cene organizzate per un massimo di venti o venticinque ospiti.
Il passaparola e la segretezza sono gli ingredienti di fondo, oltre alla garanzia di essere ricevuti in un ambiente familiare e di certo informale.
Vietata in maniera categorica la pubblicità, così come l’utilizzo di Facebook, che resta limitato a gruppi “segreti” di buongustai, con la consegna del silenzio. Altra caratteristica dei ristoranti clandestini è la durata, solitamente limitata nel tempo, proprio per evitare che l’abitudine possa avere come effetto quello di far smascherare l’iniziativa.
Chi ha cenato in questi luoghi, racconta di esperienze interessanti, di buon cibo e atmosfera raccolta ma piacevole. Insomma, tutti elementi che stanno invogliando sempre di più diversi privati con la passione per la cucina a cimentarsi ai fornelli e aprire casa propria a sconosciuti ospiti. Il prezzo per queste cene nel capoluogo siciliano varia dai venti ai quaranta euro. Solitamente la qualità del cibo è garantita, ma per questi “ristoranti fai da te” si pone anche un problema di rispetto della legge, vista la concorrenza sleale verso le trattorie con le carte in regola. E inoltre, ovviamente il tutto è esente da scontrino fiscale.
I ristoranti clandestini hanno anche un nome comune, “Hidden eatery”, con il quale vengono generalmente indicati.
A Palermo, uno dei primi e più noti è organizzato in un lussuoso appartamento di via Libertà, dove vengono serviti piatti della tradizione gastronomica siciliana. Prezzo 25 euro. Nel centro storico, intanto, ne sono nati diversi, tutti rispettosi del requisito fondamentale: la segretezza. Ce n’è uno in via Alloro. Un altro sorge nella bella casa di un noto professionista nei pressi di via Roma e un altro ancora è a Mondello, in una villa liberty di proprietà di un avvocato, che organizza cene a pagamento una volta a settimana (qui il prezzo è di trenta euro, ma vengono servite 5 portate).
La moda dei ristoranti underground ha preso piede già a partire dal 2006 a New York, con i cosiddetti “guerrilla restaurant” e adesso un po’ in tutte le capitali europee è diventata una tradizione consolidata. Li chiamano “supper club”. Ce ne sono a Parigi, (storico è quello allestito nella casa dello scultore Jim Haynes), a Berlino (dove il più celebre è il Phoebe in Berlin, gestito da una chef cinese), a Londra (qui le cene clandestine d’eccellenza portano la firma di una signora a tutti nota come “MsMarmitelover”, ad Amsterdam (con The Edible Trails Supperclub).
In Italia, l’esperienza più nota di “home restaurant” è a Milano, dove due volte al mese vanno di gran moda le cene del “Ma’ Hidden Kitchen Supper Club”, organizzate da una coppia in un appartamento in pieno centro.
Una tendenza quella dei ristoranti in casa propria, che nella lontana Cuba non è per nulla clandestina. E’ il caso dei paladar, in pratica trattorie allestite in abitazioni private, dove si può cenare con pochi spiccioli a base di pesce e aragosta.