“Alitalia ripristinerà i voli cancellati, abbiamo, finalmente, la continuità territoriale, i collegamenti veloci e funzionali per la ionica, la tirrenica e le isole. Siamo quasi fuori dall’eterna emergenza: purtroppo questo è solo il sogno, la realtà va in ben altra direzione. Dopo oltre 7 mesi di promesse e di attese, siamo giunti alla stagione estiva senza alcuna certezza per il futuro dello Scalo di Reggio, a rischio di chiusura o di drastico ridimensionamento. Qui non è in gioco solo l’aeroporto, ma il destino dell’intera Area dello Stretto“.
Lo afferma in una nota il Comitato pro Aeroporto dello Stretto, e allora si va verso un bivio strategico che chiama in causa a pieno titolo anche Messina. Le due Città dello Stretto che sinora hanno chiesto a gran voce insieme un piano da parte del Governo a tutela dell’Aeroporto “Minniti”, si trovano ad un punto di non ritorno in cui Messina deve scegliere se proseguire il suo sostegno a Reggio o se rompere gli indugi e guardare altrove.
“Non ci interessano – spiega il Comitato Pro Aeroporto dello Stretto – le giustificazioni burocratiche e lo scaricabarile, vogliamo risposte certe e documentate, risultati tangibili. Nessun eventuale inadempimento burocratico da parte di Alitalia può sanare il peso di una politica fatalistica. Le attività di protesta già avviate o in corso di organizzazione continueranno, con intensità crescente, almeno fin quando i cittadini dell’area dello stretto non saranno in grado di spostarsi verso i principali scali nazionali (Roma e Milano) ad orari fruibili. Particolarmente gravi e ingiustificabili sono state le dichiarazioni fatte delle Istituzioni,in un contesto particolare come la Prefettura, di aver provveduto alla liquidazione del debito pregresso verso la compagnia Alitalia, condicio sine qua non per il ripristino dei voli cancellati. “Ryanair non vuole volare su Reggio Calabria”, continua il Comitato che parla di “un machiavellico disegno” e della constatazione che Alitalia sul Tito Minniti non ha ripristinato i voli cancellati, mentre su Lamezia ha incrementato la propria presenza con ulteriore volo al mattino ed uno alla sera“.
Lo Scalo di Reggio, insomma, è in caduta libera e Messina rimarrà a braccetto nello sterile protrarsi della “veglia funebre” di un aeroporto che la politica ha scelto di depotenziare o deciderà di puntare sulla realizzazione del suo aeroporto, quello del Mela? I numeri sono impietosi dicono che il 95% dei messinesi oggi, da Patti a Giardini Naxos, scelgono l’Aeroporto di Fontanarossa, preferiscono andare a Catania che dirigersi a Reggio e il trend è consolidato da anni e sin da quando a Reggio le cose andavano meglio.Il vero collegamento dello Stretto, inutile girarci attorno, sarebbe quello del Ponte ma visto come sono andate le cose e con la realtà odierna di Messina e Reggio scollegate, la soluzione può davvero essere quella di ostinarsi a lottare per l’Aeroporto “Minniti”? Il dubbio è legittimo e se lo pongono in tanti. L’augurio – a scanso di equivoci – è che lo scalo di Reggio venga salvato, ma ad oggi Messina deve riflettere e cercare un’alternativa funzionale. Serve un’opera che riesca nella sua progettualità a sopperire al vuoto lasciato dal fallimento dell’iter per il Porte e alla crisi dell’Aeroporto di Reggio. Ecco che l’interrogativo chiama in causa il futuribile scalo del Mela: è un obiettivo vero? La politica messinese ci creda o non le interessa?
E’ approdato in Commissione Infrastrutture e Trasporto della Camera dei Deputati l’iter per l’opportunità di realizzare lo scalo nella tirrenica. L’iniziativa è scaturita da un’interrogazione parlamentare del deputato Angelo Attaguile, segretario nazionale del movimento “Noi con Salvini” e componente della Commissione in questione. “La Sicilia – spiega Attaguile – può e deve intensificare le proprie risorse economiche e logistiche grazie alla realizzazione di questa opera, che si può ritenere di vitale importanza per lo sviluppo turistico ed economico della parte Nord Orientale dell’Isola. Il progetto – continua Attaguile – è quello di creare un polo internazionale integrato e intermodale, di comunicazione aerea, ferroviaria, marittima e viaria, con un costo stimato di circa Un miliardo di dollari di investimenti e con tempistiche di realizzazione di circa un anno e mezzo.
La questione centrale è, per forza di cose, quella delle risorse che occorrerebbero per tradurre in realtà l’intenzione e realizzare l’aeroporto del Mela: “Una holding indiana – evidenzia Attaguile – si è già dimostrata interessata ad investire nella realizzazione dell’opera. Ci troviamo di fronte ad una infrastruttura di assoluta valenza non solo strategica ma anche per la sua capacità di attrarre capitali esteri per la sua attuazione, creando occupazione e donando nuova vitalità ad un’area geografica che vede le proprie potenzialità limitate dai deficit infrastrutturali”. Si parla di una prospettiva che darebbe nuovo slancio al turismo siciliano con le Isole Eolie – ma non solo – che potrebbero averne un vantaggio non indifferente.
Il Governo nicchia e sostiene che la Sicilia già gode di sei aeroporti riconosciuti ma forse a Roma dimenticano, non sanno o fanno finta di non sapere che soltanto Catania e Palermo di fatto vantano un traffico passeggeri significativo e rilevante in chiave internazionale, anche per la loro ubicazione. Non sorprende che qualcuno nella capitale voglia tentare, come al solito, di metterci il carico per tirare il freno a mano sul progetto dell’aeroporto del Mela, zavorrandone l’idea ancor prima che possa togliere poi flussi ad altre aree della penisola. Ma non è più tempo di farsi suggestionare, l’equazione da percorrere è decidere per progredire, valutare per poi agire. Si parla di sviluppo turistico e di traffico commerciale, si parla di proiettarsi nello spazio di una “porta naturale” del Mediterraneo, vista la posizione geografica che permetterebbe il rapido accesso alle rotte verso i paesi scandinavi e a quelli dell’Africa. Intraprendere (per una volta) la dimensione del progresso reale o il sapore masochistico dell’eterno immobilismo: quale sarà la scelta messinese?