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Tempi non facili per i viaggiatori moderni alle prese con restrizioni, quarantene e green pass. Una scelta low cost che mette insieme natura e cultura, è quella di esplorare una forma di turismo antica e alternativa. Parliamo dei “Cammini”, esperienze religiose, artistiche e culturali che da qualche anno, sono tornate di moda, anche in Sicilia.
Niente vacanze in convento sia chiaro. I cammini, come quello di San Bernardo da Corleone che si sta sviluppando proprio in questi giorni, ha come obiettivo quello di stimolare la curiosità del viaggiatore-pellegrino, in un percorso alla scoperta di sé stesso e degli altri. Fra i protagonisti di questo tipo di experience, ci sono i conventi dei Frati Cappuccini.
Con il passare dei secoli si sono trasformati diventando musei, università, strutture assistenziali e molto altro ancora. Nonostante il destino diverso che ha segnato ciascuna di queste strutture, i conventi nascono con delle caratteristiche
precise e pressoché identiche sia in Italia che in Europa.
Anche in Sicilia, tutti i conventi si trovano praticamente a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro. A spiegare il legame tra cammino, vita da frate cappuccino e conventi, è Padre Bernardo Briganti. “L’idea di cammino e del suo significato religioso, è parte integrante della vita dei frati. Anticamente, viaggiavano molto spesso ed era importante, a fine cammino, trovare un alloggio. In questo modo era più facile spostarsi nell’arco della giornata, da un convento all’altro. L’itineranza fa parte della vita del francescano tanto che, nelle costituzioni dell’ Ordine, è scritto che ogni tre anni devono cambiare convento”.
Padre Bernardo spiega anche la ragione di questa regola che risiede nella consapevolezza di non avere una dimora stabile in questa terra poiché l’unica, fissa dimora, è quella dei Cieli.
Anche San Bernardo da Corleone, nel corso della sua vita cambiò diversi conventi: gli stessi che oggi accolgono i viaggiatori del 2021 del Cammino inaugurale a lui dedicato.
Ed è a questo punto che in qualche modo due epoche, due filosofie lontanissime, cominciano a dialogare trovando una chiave di lettura comune. Il turista di oggi è sempre alla ricerca di posti nuovi da visitare. Tuttavia, accanto a questa esigenza, in molti casi c’è anche la voglia di ritrovare qualcosa di familiare, di noto, di rassicurante che renda l’esperienza del viaggio una scoperta ma non un trauma.
In un certo senso, questo stesso discorso, era valido anche per la comunità dei frati di una volta. L’idea di itineranza era una condizione necessaria per la vita francescana. Al tempo stesso però, il nuovo convento doveva essere simile a quello che si era lasciato. Dovendo attenersi a un identico modello, conventi diversi (sia in Italia che in Europa), hanno tuttavia impianti architettonici molto simili.
Ad esempio, le celle sono di dimensioni quasi del tutto uguali, la chiesa si presenta piccola e semplice, senza stucchi e marmi ma fatta in pietra o in legno. Un’altra caratteristica comune è la presenza, a lato della chiesa, di un luogo riservato alla sepoltura, con le mummie per ricordare l’importanza della vita ma anche della morte. Pensiamo ad esempio al Museo delle Mummie che si trova in una delle tappe del Cammino di San Bernardo, nella cripta del Convento dei Cappuccini di Burgio. In ogni refettorio, c’era poi quasi sempre la raffigurazione di un Cenacolo proprio come il famoso dipinto murale di Leonardo da Vinci a Santa Maria delle Grazie a Milano. Infine, altro elemento comune era la biblioteca, riservata ai frati più colti, sempre adiacente alla chiesa del convento.
Insomma, oggi come allora il messaggio sembra essere lo stesso: si è pellegrini, si cammina molto, si vaga spesso senza una meta precisa ma allo stesso tempo, per orientarsi e non perdersi serve sempre riconoscersi come membri di una stessa famiglia, se non di frati, di esseri umani.