Quasi 1,2 miliardi di famiglie ad Agosto hanno ricevuto il reddito di cittadinanza, costando quasi 5,37 miliardi nei primi 8 mesi del 2022. La misura su cui si è dibattuto tanto in campagna elettorale ha coinvolto, in quasi 2 casi su 3, cittadini residenti nel sud e nelle isole. Se la manovra dovesse essere confermata per il resto dell’anno anche dal nuovo Governo, rischia di costare allo Stato 8 miliardi complessivi.
Il reddito di cittadinanza si ritrova davanti a un bivio, in quanto il Governo Meloni sarebbe intenzionato a mantenere il reddito o la pensione di cittadinanza solo per i cittadini ritenuti “fragili e non in condizione di lavorare”, come pensionati in difficoltà, invalidi e genitori privi di reddito con figli minori, mettendo così in discussione il sussidio per chi è in grado di lavorare. Dividendo così la platea dei beneficiari, il nuovo Governo punta a riesaminare la misura di contrasto alla povertà.
Il reddito di cittadinanza raggiunge circa 1,1 milioni di famiglie per un totale di 2,3 milioni di persone coinvolte, tra richiedenti e altri membri del nucleo familiare. In base agli ultimi dati Anpal, aggiornati al 30 giugno 2022, i beneficiari indirizzati ai servizi per il lavoro sono 919.916. Sono esclusi, quindi, i soggetti non occupabili (ad esempio i minori, gli anziani o le persone disabili). Di questi, in seguito alle verifiche iniziali necessarie per la presa in carico dei percettori, 66.770 sono stati esonerati o esclusi dagli obblighi lavorativi, ad esempio perché genitori di bambini sotto i tre anni di età; 19.676 sono stati rinviati ai servizi sociali; 172.868 risultavano già occupati, evidentemente con redditi di basso livello tanto da avere diritto anche al sussidio.
I cittadini potenzialmente occupabili sono 660.602. Questi ultimi sono stati inviati a sottoscrivere il Patto per il lavoro previsto per legge, necessario per la presa in carico presso i centri per l’impiego e per continuare a percepire il reddito di cittadinanza.
L’Associazione nazionale dei navigator conferma che la maggior parte dei soggetti assistiti sono senza occupazione da molto tempo e seppur “Formalmente possono anche essere occupabili, sono poco appetibili per le aziende, interessate a profili già formati e già pronti a lavorare“.
Le aziende, infatti, richiedono già un minimo di competenze del candidato, una propensione al lavoro necessaria anche per affrontare un percorso formativo. “Spesso prima di poter parlare davvero di un lavoro – fa sapere un navigator – bisogna capire se il beneficiario del sussidio è davvero pronto, persino se è in grado di fare un colloquio o di seguire con profitto un corso“.