Celebrare l’autunno è un atto d’amore puro verso una stagione dagli aspetti decadenti, in cui gli alberi si fanno spogli, le giornate perdono luce e il freddo si insinua lentamente. Un volo pindarico rimanda alla storia di Martino di Tours un soldato romano della guardia imperiale vissuto nel quarto secolo, che in una giornata fredda e piovosa mostrò tutta la sua solidarietà ad un mendicante che sentiva freddo. Martino non si limitò a poco, strappò il proprio mantello bianco e lo divise per offrire un riparo e dare un conforto.
La leggenda attribuisce a quell’atto di carità la causa della celebre espressione “estate di San Martino” proprio perché poco dopo quel gesto d’amore, si assistette al comparire del sole. Non più pioggia e freddo in quella giornata ma una mite temperatura con sole a tratti. Come uno squarcio che lentamente si fa strada tra le nuvole, la carità è stata come un fascio di luce nella vita di quel soldato romano, che dopo un sogno in cui ebbe un dialogo con Gesù, decise senza indugi di battezzarsi e iniziare una nuova vita nella fede. La stessa fede che segnó per sempre Martino da quella mattina fino alla santità.
Ecco che celebrare San Martino nella giornata dell’11 di Novembre acquista anche il valore della riconoscenza, quella verso un uomo divenuto Santo e la sua misericordia e quella verso una stagione e il suo dono più prezioso, che dalla terra proviene e da generazioni (soprattutto nella cultura cristiana) è simbolo di vita e rinascita “il vino”. “A San Martino ogni mostu è vinu”e il mese di Novembre è per antonomasia il mese del vino novello, tant’è che esiste anche il detto: “A San Martino si spilla la botte e si assaggia il vino”. Spillare il novello diventa un momento che simboleggia la fine della vendemmia e l’inizio della degustazione, in un clima di festa e di autentica convivialità.
Religione e tradizione nello storia dell’antropologia culturale godono di una connessione forte e scandiscono da secoli il legame tra uomo e terra nella circolarità delle stagioni. Nella storia di San Martino e nella festa del novello, la luce e il vino sono le traccianti simboliche che creano binari di speranza e di resilienza in una stagione come l’autunno simbolicamente accostata ad una pausa dalla vita che allo stesso tempo è un ponte verso una rinascita.
Ecco che ancora oggi nella pianura padana si festeggia il mutare delle stagioni proprio in questi giorni. La centralità delle comunità rurali risuona fortemente e ricorda le radici di un’Italia che fu. I mezzadri di fatto “facevano San Martino” ovvero traslocavano dai grandi latifondi dove si vendemmiava, per dare inizio ad una nuova stagione agricola. Il trasloco era scandito dalla spillatura del vino novello e da festeggiamenti e usanze popolari per celebrare l’autunno.
In alcune zone dell’Europa come in Francia, Belgio, Germania etc. nel giorno di San Martino ricorre un’altra bella tradizione, quella delle lanterne di San Martino (detta anche fiaccolata di San Martino) in cui i bimbi la sera dell’11 Novembre scendono per le strade portando con sé le lanterne per illuminare il loro cammino. Così facendo si crea una suggestiva atmosfera di calore e luce in contrapposizione alla stagione autunnale con l’obiettivo di sprigionare speranza e infondere la luce della misericordia.



