Si facevano restituire parte dei soldi dello stipendio da un dipendente prelevando le somme da un Atm dopo averlo obbligato a consegnargli la sua tessera bancomat. E’ l’accusa contestata dalla Procura di Catania a un 49enne, rappresentante di fatto di una ditta di trasporti, e a un 35enne, ufficialmente rappresentante legale della società, che sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri del locale Nucleo ispettorato del lavoro.
Per i due, indagati per estorsione, false attestazioni di formazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro ed omessa sorveglianza sanitaria, il Gip ha disposto anche l’interdizione temporanea dell’attività imprenditoriale. Allo stato del procedimento, sottolinea la Procura di Catania in una nota, non si è ancora instaurato il contradittorio delle parti.
Secondo la tesi dell’accusa, i due indagati, “con minacce implicite ed esplicite di licenziamento, si sarebbero procurati un ingiusto profitto consistito nell’aver ottenuto la restituzione di somme eccedenti lo stipendio mensile erogato, facendosi consegnare la carta bancomat ed operando direttamente il prelievo per poi trattenerne una parte“. Inoltre, contesta ancora la Procura di Catania, “con la compiacenza di un ingegnere, avrebbero attestato falsamente corsi di formazione in materia di sicurezza sul lavoro, mai frequentati né tenuti da parte del professionista, e avrebbero omesso di sottoporre alla periodica sorveglianza sanitaria un lavoratore dipendente“.
L’indagine scaturisce da una attività ispettiva a carattere nazionale, disposta nel luglio 2021 da parte dei carabinieri del comando Tutela lavoro, su direttiva del ministero del Lavoro, in dei settori della logistica e dei trasporti.