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Storia della “Pietra del Malconsiglio”, monito per i traditori durante i secondi Vespri siciliani

venerdì 17 Gennaio 2020
Francesco Hayez (Vespri Siciliani)
Francesco Hayez (Vespri Siciliani)

La “Pietra del Malconsiglio” è un tassello importante della storia catanese e siciliana.

In apparenza, sembrerebbe solo un insignificante “Masso” di lava cilindrico, con un’altezza di 92 e un diametro di 106 centimetri. Ancora oggi non si sa bene quale sia la sua provenienza e al riguardo sono state fatte varie ipotesi: per esempio, si è pensato che la “Pietra” fosse l’altare di Bacco presso il teatro romano di Catania ma l’ipotesi oggi più accreditata è che si tratti di un capitello dorico. Per quanto riguarda la datazione, probabilmente, il “Macigno” non è antecedente al 122-121 a. C. poiché la pietra lavica iniziò ad essere lavorata in gran quantità solo dopo le eruzioni dell’Etna di quegli anni.

Pietra del MalconsiglioMa al di là della sua origine la “Pietra del Malconsiglio” è testimone di una stagione storica significativa per Catania e per l’Isola intera, una “Pietra” che ha tanto da raccontare a partire dal suo stesso nome, attribuitole dopo gli accadimenti di cui fu protagonista. Infatti, gli avvenimenti a cui ci riferiamo sono i cosiddetti “secondi Vespri siciliani”, una violenta insurrezione, scoppiata nel 1516, poi degenerata in conflitto e che ebbe come epicentro Catania.

La Sicilia era governata da ormai circa un secolo dai viceré ma la corona spagnola fu attanagliata da una forte instabilità politica dopo la morte del re Ferdinando II d’Aragona (23 gennaio 1516). Così il trono fu ricoperto da Giovanna la Pazza, tutrice del figlio, il futuro imperatore Carlo V. In tale contesto di confusione politica, il viceré Ugo Moncada, molto vicino al defunto re Ferdinando, si rifiutò di cedere il proprio ufficio al suo legittimo successore Ettore Pignatelli, ottenendo, tra l’altro, l’appoggio di buona parte dell’aristocrazia siciliana, speranzosa di riuscire a proclamare Moncada re di Sicilia. Per cui, la violentissima guerra civile che ne derivò, durerà per tre anni, dal 1516 al 1519. Catania fu al centro del conflitto in quanto i maggiori sostenitori di Moncada erano catanesi, così come catanese era Pietro Cardona, il più grande nemico dello schieramento ribelle.

Ed è qui che assume un ruolo rilevante la nostra Pietra lavica: infatti i ribelli catanesi, coloro che appoggiavano Moncada, solevano incontrarsi, per discutere e pianificare le azioni bellicose, nel giardino del Piano dei Trixini nei pressi di alcuni ruderi tra i quali vi era la “Pietra del Malconsiglio”, considerati resti di un antico tempio pagano, simbolo dell’insigne storia della città. Ma i ribelli saranno traditi da uno dei propri compagni, forse una spia, che informò gli spagnoli del luogo dell’incontro. Così la sera del 9 marzo 1517 le guardie reali trassero un’imboscata ai danni dei sostenitori di Moncada nel luogo in cui abitualmente essi si davano appuntamento, cioè alla pietra di Piano dei Trixini, compiendo una carneficina. Molti altri invece saranno impiccati il giorno dopo e la pietra lavica fu trasportata e riposta nella piazza cittadina più importante dell’epoca, il Piano della Fiera, per intimorire la popolazione e dissuadere chiunque avesse avuto in mente di ribellarsi ad Ettore Pignatelli, il legittimo viceré.

Pietra del MalconsiglioDa questa vicenda il macigno lavico fu denominato “Pietra del Malconsiglio” in quanto mal consigliò i ribelli che dandosi appuntamento nei pressi della “Pietra” andarono incontro alla morte. Alla fine, il viceré Pignatelli uscirà vincitore dal conflitto e Moncada ottenendo il perdono da Carlo V diventò generale dell’esercito reale.

Ecco, a questo punto sorge spontanea una domanda: dopo tali avvenimenti, che fine fece la “Pietra”? Dopo il terremoto che colpì la città di Catania nel 1693 non si sa più nulla del nostro “Macigno” lavico il quale sarà ritrovato nel 1872 e ubicato nuovamente al Piano dei Trixini, per poi essere collocato al Castello di Carcaci fino al 2009, venendo trasferito all’ingresso del museo civico del Castello Ursino, esposto all’azione di malintenzionati e alla corrosione provocata dagli agenti atmosferici. Così, grazie ad alcuni alunni della scuola di Librino, quartiere periferico di Catania, la Pietra nel 2014 è stata trasferita in un luogo, sicuramente, ad essa più idoneo, nell’androne del Palazzo degli Elefanti, con una targa nella quale viene spiegato il valore che questo “Macigno” lavico ha per la città di Catania.

La “Pietra del Malconsiglio” è, pertanto, simbolo di una storia significativa per Catania e per la Sicilia, in quanto i fatti di cui fu diretta testimone e protagonista esprimono il moto d’orgoglio del popolo e della nobiltà siciliana, desiderosa di liberarsi dalla dominazione straniera e istituire un regno autonomo ed indipendente, generando una guerra civile lunga tre anni. “Pietra del Malconsiglio” che divenne simbolo di tradimento ma anche monito per la popolazione a dimostrazione che non conveniva ribellarsi al potere della corona spagnola.

 

 

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