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Il suo viso, la sua figura esile e agile, i suoi occhi come fari sono impressi nell’immaginario collettivo delle diverse generazioni che hanno conosciuto Milena Vukotic, una delle più grandi attrici del contemporanee, nelle sue diverse interpretazioni.
Di passaggio a Palermo, città che più volte l’ha vista protagonista in diverse stagioni teatrali, dove ha concluso la tournée de le “Sorelle Materassi“, con lei abbiamo ripercorso gli inizi artistici e la sua carriera.
Se il destino è in qualche modo già annunciato dalla famiglia d’origine Milena ha avuto l’opportunità di scoprire la bellezza delle arti sin da subito: “Mio padre era un commediografo – ci dice nella video intervista – che tra l’altro ebbe il permesso di tradurre le opere di Pirandello, e mia madre una pianista. La musica è stata la linea guida della mia educazione“.
Dagli studi al conservatorio di Parigi, poi all’Opera, la danza ad alti livelli e poi la rivelazione: “Ad un certo punto ho visto ‘La strada’ di Fellini e mi è sembrato che si fossero riuniti i miei dubbi, i miei desideri e le mie energie, sono venuta a Roma e ho cominciato a sviluppare questo mio bisogno di andare avanti su un’altra strada“.
Dal debutto al cinema Milena Vukotic ha lavorato con i più grandi registi, teatrali e cinematografici, internazionali, in più di novanta film: da Scola a Mario Monicelli, da Lina Wertmüller (che l’ha diretta pure in teatro) a Steno, da Fellini, “centro del suo desiderio“, a Luis Buñuel, e poi ancora Bertolucci, Andrej Arsen’evič Tarkovskij, Zeffirelli, Giorgio Strehler, Poli, Jean Cocteau e Ferzan Özpetek.
“Mi mancano i registi più giovani – continua la Vukotic testimoniando un’intatta energia e volontà di mettersi ancora alla prova – spero di continuare a lavorare con gli autori italiani, sono quelli che mi danno più emozioni. Il cinema mi dà più emozioni del teatro, quando giro sento il fascino di tutto ciò che è artificioso, il cinema mi da la possibilità ancora di sognare”.
La sua carriera, unica, è stata legata per tanti anni, infine, al personaggio di Pina Fantozzi che, al fianco di Paolo Villaggio, ha fatto la storia della cultura italiana, contraddistinta per la mitezza efficace nell’affiancare un altro mostro sacro del cinema nazionale, interpretazione che le ha fatto vincere anche un Nastro d’Argento.