Cinque dei nove fermati nell’operazione “spaccaossa” percepivano anche il reddito di cittadinanza.
Questo è quanto risulta dall’indagine della Squadra Mobile, nell’ambito dell’operazione antimafia coordinata dalla Procura di Palermo a Brancaccio, che ha fatto luce su su sistema di truffe alle assicurazioni.
A percepire il reddito sarebbero i nuclei familiari di: Nicolò Giustiniani (900 euro), Stefano Marino (500 euro), Angelo Mangano (1330 euro), Pietro Di Paola (780 euro) e Ignazio Ficarotta (600 euro).
Per quanto riguarda Giustiniani e Stefano Marino, a percepire il reddito risulterebbero le mogli. In corso le attività degli inquirenti sugli altri nuclei familiari.
E’ quanto emerge dalla conferenza stampa tenuta dalla Squadra mobile di Palermo, nella quale erano presenti il questore Renato Cortese, il capo della Mobile Renato Ruperti e il dirigente della Prima sezione, Gianfranco Minissale.
LE DICHIARAZIONI A MARGINE DELLA CONFERENZA
“Per la prima volta una indagine conferma l’interessamento diretto di cosa nostra in episodi di truffa. Questo avviene attraverso i due fratelli Marino, Stefano e Michele, a cui viene contestato il reato di associazione mafiosa“, spiega il capo della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti.
Senza mezzi termini anche il questore Renato Cortese: “Uomini del disonore, difficile definirli in altro modo. Questa indagine conferma che i mafiosi si appigliano a qualunque cosa, anche speculare sulle mutilazioni della povera gente, per fare profitto“.
“Questa indagine dimostra – ha proseguito il questore – ancora una volta che siamo di fronte a persone senza scrupoli, senza onore, uomini che senza alcun ritegno che speculano sui disagi della povera gente“.
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