Il voto per le Politiche del prossimo 4 marzo attende al varco il Partito democratico in Sicilia. Non una conta interna, non solo e non tanto teste che devono saltare o passi indietro, ripicche e scontri (che non sono certo mancati), non solo l’autoreferenzialismo renziano di chi ha fatto le liste.
Nel Day after ci saranno i numeri. E su quelli, sui deputati che andranno in parlamento e sugli altri che saranno rimasti a casa, ci sarà poco da bluffare. A quel punto ottimismo e realismo si dovranno guardare in faccia e capire cosa bisognerà fare da grandi nel partito che ha governato la Sicilia e ha poi in fondo, con le sue scelte e i suoi comportamenti, preferito consegnarla agli avversari, rimettendoli al loro posto.
Lo scenario che verrà nel dopo-voto seguirà il suo percorso, in parte già segnato, con l’intenzione di Fausto Raciti di volersi dimettere da segretario regionale del Pd, ma quella sarà un’altra storia. Meno luccicante e con pochi sorrisi, dove la narrazione dei rottamanti non affascinerà i rottamati e in cui nessuno nell’isola si lascerà impressionare dall’affabulazione di un Verbo politico che in questo recente passato ha lasciato solo vittime del dissenso sul campo.
Ma intanto, lascia intendere il segretario regionale del Pd, oggi occorre avere la consapevolezza di quello che va fatto. Dalla presa d’atto del problema che non va minimizzato alla necessità di evitare lo stallo per disinnescare il disimpegno, fino ad agire, per come si potrà, rispetto alle premesse di scontro e divisione che si sono affermate nel Pd nelle ultime settimane: “Serve dare una ragione, la gente che vuole fare la campagna elettorale- spiega Raciti- serve motivarla; quello che mi interessa oggi è recuperare quest’area di malessere e offrire strumenti di rappresentanza e di partecipazione per fare la campagna elettorale. Sugli uninominali proveremo la partita sino in fondo. Ringrazio sin da ora chi è andato in lista”.
Toccherà ai soliti noti della Palermocentrica democrazia interna dem, Cracolici e Lupo, rimettersi a discutere; ci sarà Lumia con Crocetta e Antoci a ripartire cercando spazio e provando a non fare sconti a nessuno in vista delle prossime amministrative di primavera. Ma ancora AreaDem, che deve registrare i suoi meccanismi interni, i giovani democrat, i “partigiani del Pd” che nel bel mezzo della campagna elettorale protestano decidendo però di non togliere il disturbo. Sarà della partita Il Pd Luca Sammartino, ambizioso deputato regionale catanese signore delle preferenze alle regionali che lancerà la sfida per la segreteria regionale, pur provenendo dal mondo, quello renziano, che il resto del partito in Sicilia, prova a ridimensionare.
Perché questo in fondo sarà uno dei temi. Le liste con accelerazione in direzione renziana daranno ai deputati del Pd una connotazione caratterizzata, con meno voti forse alla fine, ma anche meno problemi da gestire in prospettiva e tanti fedelissimi in più. Ma sarebbe da ingenui pensare che dopo il 4 marzo gli scontenti facciano il regalo di andare via e rinuncino alla battaglia. A partire dal nuovo segretario regionale.
Se congresso, come pare ci sarà, passerà probabilmente dal consueto punto d’accordi tra correnti e gruppi, provando, se possibile, a non farsi ancora troppo male, cosa che negli ultimi due anni al Pd è riuscita invece benissimo. Solo che in questo caso non si tratterà di rinfrescare gli ambienti e sistemare i gazebo. Servirà la disponibilità di un mondo dirigente dem che dovrà tornare, con grande pazienza, a mettersi in ascolto. L’uno-due elettorale tra novembre e marzo sarà pure stato messo in conto con i suoi effetti previsti, ma ripartire, dopo, rischia di essere molto difficile.
Se ci dovrà essere un dopo-Raciti occorrerà trovare non solo una sintesi ragionata e mediata tra correnti che devono sopravvivere con numeri dignitosi. La prossima partita del Pd di Sicilia è tra resistere, al cospetto del voto dei siciliani, o essere spazzati via.