GELA (CALTANISSETTA) – “Incapace di intendere e di volere al momento dei fatti contestati”. Con questa motivazione, ispirata dai risultati di una perizia psichiatrica, il gup del tribunale di Gela, Paolo Fiore, ha assolto l’insegnante gelese, Giusy Savatta, dall’accusa di avere ucciso volontariamente, il 27 dicembre 2016, le due figlie, Maria Sofia, di 9 anni, e Gaia, di 7, nella loro casa in via Passaniti, nel centro storico gelese.
La donna, come misura di sicurezza, dovrà però trascorrere un periodo, ancora da definire, in una Rems, la nuova struttura che accoglie gli ex pazienti degli ospedali psichiatrici. Dopo aver soffocato le due figlie Giusy, insegnante di sostegno con incarico a termine, disse di aver tentato di suicidarsi ingerendo candeggina e avvolgendosi il tubo della doccia al collo per soffocarsi.
Ai carabinieri che l’arrestarono dichiarò di avere agito in preda a un raptus di follia causato dalla paura che il marito, Vincenzo Trainito, si separasse da lei abbandonando le bambine. Il duplice omicidio venne scoperto proprio dall’uomo che rientrò in casa mezz’ora prima del previsto con la spesa in mano, trovando Maria Sofia e Gaia ancora in pigiama, distese a terra.
Al momento della sentenza, in aula, oggi, c’era solo il marito che si era costituito parte civile. Giusy Savatta ha preferito non partecipare all’udienza.
Dalle indagini era emerso che la donna era ossessionata da Veronica Panarello, mamma del piccolo Loris Stival, ucciso a Santa Croce Camerina (RG) lo scorso 29 novembre del 2014, strangolato probabilmente con una fascetta di plastica e gettato nel canalone vicino casa.
“Ci siamo sempre mossi in sintonia con la Procura e abbiamo accolto i dati dell’incidente probatorio. Attualmente la signora Savatta è nel carcere di Barcelona Pozzo di Gotto. Ora attende il trasferimento nella residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza”. Lo dice l’avvocato Pietro Pistone difensore di Giusy Savatta.
L’avvocato Flavio Sinatra, legale di parte civile, invece replica così: “Noi abbiamo chiesto la penale responsabilità. Il giudice ha dato seguito alla richiesta del pm considerate le risultanze della perizia collegiale. Certo questa perizia dice anche che l’imputata è capace di stare in giudizio ed è pericolosa…”. Il legale rappresentava Vincenzo Trainito marito della donna. ”Il mio assistito – dice – non ha più alcun rapporto con la signora”.