Rimozione dai ranghi della magistratura. Questa la sanzione decisa dal Csm per Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Sotto processo a Caltanissetta per una gestione “personale” dei beni confiscati alla mafia e le nomine di amministratore giudiziario che, secondo l’accusa, avrebbero favorito anche familiari e amici, aveva chiesto un rinvio dell’udienza che le è stato negato. Il provvedimento del Csm è impugnabile di fronte alle sezioni unite civili della Cassazione.
Nel procedimento a suo carico che è iniziato a gennaio sotto la direzione della procura nissena, è accusata di essere a capo di una sorta di “organizzazione” di cui avrebbe approfittato grazie alla sua posizione di predominanza, per ottenere vantaggi personali.
L’ex presidente delle Misure di Prevenzione del tribunale di palermo ha sempre declinato ogni responsabilità. Oggi il pronunciamento del massimo organo di giustizia della magistratura.
Proprio oggi pomeriggio, la sezione disciplinare, del Csm ha rigettato la richiesta di rinviare l’udienza per legittimo impedimento inoltrata dalla Saguto. Quest’ultima aveva già presentato diversi certificati medici in concomitanza con le udienze e non ha aderito alla possibilità di utilizzare una videoconferenza per rendere spontanea testimonianza.
Il sostituto procuratore generale della Suprema Corte, Mario Fresa, ha dichiarato che l’imputata stava tentando di sottrarsi al giudizio. Poi ne ha chiesto la sanzione massima: la rimozione.
L’ex magistrato non è stata l’unica ad essere sottopposta al giudizio dell’organo di autogoverno dei giudici. Sono comparsi anche gli altri magistrati coinvolti, a vario titolo, nella vicenda che ha toccato Silvana Saguto: Guglielmo Muntoni, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma, Fabio Licata, prima a Palermo e oggi al tribunale di Patti, Lorenzo Chiaramonte, che è stato trasferito a Marsala, e il giudice Tommaso Virga.
Per Muntoni e Licata sono state chieste censura e sospensione (per 6 mesi) mentre per Chiaramonte e Virga, rispettivamente, sei mesi e un anno e mezzo di perdita dell’anzianità.
Il verdetto è stato poi favorevole per Muntoni e Virga che sono stati assolti: la sezione disciplinare del Csm ha ritenuto gli addebiti nei loro confronti di scarsa rilevanza.
Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte, invece, sono stati ritenuti colpevoli, il primo ha ricevuto la sanzione della perdita di due mesi di anzianità e il secondo quella della censura.