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E’ Giampiero Trizzino, deputato all’Ars del Movimento Cinque Stelle, l’ospite della puntata numero 195 di Bar Sicilia. Con il direttore responsabile de ilSicilia.it Manlio Melluso e la giornalista Marianna Grillo, ha parlato di elezioni amministrative, del futuro sindaco di Palermo e del prossimo Presidente della Regione Siciliana ma anche dei retroscena che lo hanno portato a fare un passo indietro nella corsa a Palazzo delle Aquile.
Al momento, si respira aria di quiete dopo la tempesta. E di tempeste nelle ultime settimane – non ne fa mistero Trizzino – ce ne sono state, eccome. Alcune, come ormai di consueto, si sono consumate oltre che sui giornali, sui social mentre altre, sembrano superate o comunque in stand-by. A mettere in fibrillazione gruppi, movimenti e partiti, sono state le strategie e le discussioni più o meno alla luce del sole che riguardano principalmente i due appuntamenti politici più attesi del 2022: le ormai prossime elezioni comunali a Palermo e la lunga corsa a fine anno per la scelta del prossimo Governatore siciliano.
Dopo una fase turbolenta, tra gli schieramenti del mondo della sinistra e il Movimento Cinque Stelle sembra sia tornato il sereno sotto l’ombrello del probabile candidato a sindaco del capoluogo, Franco Miceli. Un nome, spiega Trizzino che “dovrebbe” – il deputato si lascia scappare un condizionale che forse è ancora d’obbligo usare – essere la sintesi della coalizione e che andrà a giocarsi la poltrona del sindaco di Palermo tra qualche mese.
La fumata bianca su Miceli, già assessore di Orlando a Palermo diversi anni fa e oggi Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, è arrivata dopo un parto per nulla indolore. Non tanto, come sottolinea Trizzino, sulla persona ma sul metodo con il quale la sua candidatura ha preso forma. Niente primarie, nessuna discussione al tavolo con la coalizione ma, “una fuga di notizie” ufficializzata in fretta e furia cercando di evitare l’irreparabile ma aprendo lo scenario a dissapori interni o a vivaci dibattiti a seconda dei punti di vista. E l’irreparabile, non era poi un’eventualità così remota. Da mesi non era di certo più un mistero che il nome di Giampiero Trizzino fosse finito tra la rosa dei possibili papabili a sindaco del capoluogo siciliano. Una candidatura “anomala” per un “ortodosso” del Movimento come Trizzino, in quanto avrebbe messo in discussione uno dei pilastri del M5S ovvero il limite del secondo mandato. Tuttavia, la consultazione tra gli attivisti che si sta svolgendo proprio in queste ore, avrebbe potuto dare il via libera al nome di Trizzino, modificando lo Statuto e “sistemando” la questione relativa all’elezione del Presidente, Giuseppe Conte.
Il passo indietro del deputato grillino è però arrivato prima. Dopo alcuni confronti “franchi” ,”sereni” a tratti anche accesi con Giuseppe Conte, si è trovata una quadra sul nome di Miceli. Un miracolo per la sinistra italiana che appare ancora più incredibile se confrontato con la situazione attuale in cui versa il mondo della destra che ad oggi appare decisamente più frammentato e con le diverse forze politiche che propongono altrettanti candidati.
Se a Palermo il match tra le due anime del Movimento vede un netto 2-0 per il fronte più aperturista, è pur vero che fra quello più ortodosso non sembra tirare aria di scissione ma di concordia facendo prevalere il dialogo e l’unione della coalizione.
Ma andiamo avanti. Tradizione vuole che la parte politica che indica l’inquilino di Palazzo delle Aquile, lasci spazio ad altre anime nella scelta di quello di Palazzo d’Orleans. La domanda allora è lecita: Miceli a che partito fa capo? La risposta di Trizzino non lascia campo a dubbi. Se ci può stare che appartenga al mondo della società civile, è ancora più certo che non si tratti di un esponente del Movimento e che per questo motivo, oltre che per storia e per il fatto che non abbia mai avuto un Presidente della Regione pentastellato, ha il diritto e di indicare un nome per il prossimo Governatore dell’Isola. “Miceli – sottolinea Trizzino – non è del Movimento ma ciò non toglie che con lui si possa fare un buon lavoro. Lo conosco da diverso tempo, in quanto mi occupo di tematiche legate all’ambiente edilizia e urbanistica, con lui ottimi rapporto, è un ottimo professionista, sicuramente un nome spendibile“.
Su un aspetto il deputato ci tiene a fare chiarezza: “Ho sempre sostenuto che bisogna garantire discontinuità con l’ amministrazione precedente. Non è ammissibile che il Movimento si sia fatto 5 anni di opposizione a Palazzo delle Aquile e ora cominci a sposare progetti che fino a poco tempo fa non ha per nulla condiviso. La discontinuità è necessaria per poter andare avanti.”
E a chi sostiene che l’approvazione insieme alla maggioranza orlandiana da parte dei tre consiglieri M5S del Piano di riequilibrio, osteggiato da ex 5 stelle come Forello e Argiroffi, abbia sancito de facto l’inizio della coalizione, risponde con durezza: “Su piano di riequilibrio si è giocata una partita sporca. Si è usato il Movimento e il Piano per dire che si era costruita la coalizione: un fatto assolutamente non vero. I tre consiglieri M5S hanno votato secondo coscienza e dopo aver analizzato sia le possibilità legate al piano di riequilibrio, sia le possibilità qualora si fosse verificato il dissesto. Hanno studiato le carte, le hanno analizzate al di là degli schemi politici e hanno scelto in modo coscienzioso di votare il piano di riequilibrio ma questo non ha nulla a che vedere con quanto accaduto con la definizione della coalizione.”
Infine, un ultimo punto riguarda la nomina di un referente regionale del Movimento. Se ne riparlerà, a quanto pare dopo le votazioni degli attivisti. Dopo le elezioni interne al Movimento, con la probabile rielezione di Conte e le modifiche allo Statuto ci sarà spazio per una riorganizzazione della struttura del partito tra cui appunto la nomina di un referente regionale che permetterebbe un interlocutore diretto. Trizzino non nasconde il fatto che la sua assenza non abbia precluso la possibilità di lavorare per le comunali di Palermo ma che di certo la sua presenza, avrebbe reso certi meccanismi più “oliato”.
“Chiuderò il mio mandato in autunno. Le elezioni politiche? Non chiedetelo a me. Sarò deputato regionale durante le elezioni comunali e poi, a fine anno, qualora non vi fossero altre possibilità, tornerò fare l’ attivista. Abbiamo fatto due campagne elettorali, nel 2012 e nel 2017 e abbiamo sempre detto che non ci saremmo candidati per la terza volta. Bisogna accettarlo in modo sereno e per una questione di coerenza. Vengo spesso catalogato come “ortodosso”. Non ho apprezzato la coalizione a livello nazionale con la Lega, non nego alcune difficoltà con il Governo Draghi e ho apprezzato molto di più l’esperienza del Conte II. Oggi ho molti dubbi su quanto sta accadendo in certi su dicasteri dove si stanno consumando operazioni lontane dai principi del Movimento. Sono un ambientalista mi occupo di diritto ambiente e le politiche di Cingolani non le condivido”, conclude Trizzino.