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Alla fiera dei cari vecchi, veri, sentimenti

mercoledì 2 Giugno 2021

L’ho detto e ripetuto tante volte: i Social sono croce e delizia del nostro tempo. Sui Social accade potenzialmente di tutto: girano notizie fasulle, ti fanno credere che se fai il vaccino, di colpo, la tua connessione inizia a viaggiare a 500 Giga al secondo, ti promettono guadagni facili, ti intortano con notizie fasulle di ogni tipo… Ma, certe volte, scocca l’amore.

Si, lo so, non cominciate a lamentarvi: lo so benissimo che tre quarti di chi usa i Social a fini “pseudo sentimentali” non va cercando di certo l’amore, ma posso dire che esiste una piccola grande “fetta” di utilizzatori che può, forse, testimoniare quanto vi racconto.

Da qualche tempo, infatti, Facebook ha lanciato “Dating”, un servizio che permette di incontrare la nostra anima gemella basandoci su parametri preferenziali, per altezza, distanza da noi, istruzione, vizio del fumo o meno, e tanto altro ancora. Ne più e ne meno, ciò che offrono tutti i siti di incontri, ma con la facilità d’uso a cui il buon Mark Zuckerberg ci ha abituato, e quindi anche gratis rispetto ai più blasonati siti che offrono il medesimo servizio, e che eviteremo di citare per ovvie questioni pubblicitarie.

Per quanto io sia un costante utilizzatore dei Social, oltre che per il puro divertimento anche per questioni lavorative, devo ammettere che Facebook Dating mi ha particolarmente sorpreso, soprattutto per la sua precisione nel far incontrare persone a noi affini e davvero vicine rispetto al luogo in cui ci troviamo: non voglio, però, parlare di Dating, ma voglio parlare, ancora una volta, di sentimenti. Sentimenti che, a conti fatti, possono anche nascere sfruttando un mezzo come questo: in fondo, soprattutto nel particolare periodo pandemico che stiamo vivendo da ormai quasi due anni, non c’è più alcuna differenza tra usare un mezzo virtuale per trovare qualcuno ed incontrarlo per strada, in discoteca, in palestra, al pub. Anzi, a conti fatti, è decisamente più facile incontrare qualcuno online che in questi luoghi, visto che, ahimè, la strada verso il ritorno alla normalità è ancora lunga: e poi, questi sistemi hanno di buono il fatto che possono anche dare una mano a persone particolarmente timide, visto che il primo approccio è sempre online, con la massima sicurezza possibile, e diventa reale solo se si prende la decisione di renderlo tale!

Ma un giovane d’oggi, ai tempi dei Social, ai tempi di Dating e altre mille diavolerie, può ancora coltivare il vero romanticismo d’un tempo? Quello a cui ci hanno abituato i nostri nonni, i nostri bisnonni, quello delle rose rosse, di un regalo inaspettato, di un pensiero carino, di una frase, di una lettera scritta a mano e non di una emoticon o di un messaggio vocale?

La risposta è tutt’altro che scontata: forse è solo una questione prettamente generazionale, non lo so, ma quello che ho notato personalmente è che il romanticismo, oggi, viene visto quasi come una sorta di “scusa” per giungere ad un determinato scopo: se da un lato il mezzo virtuale ci permette di espandere la nostra rete di contatti in maniera esponenziale, da un altro lato ci rende particolarmente sospettosi, particolarmente tendenti a non volerci fidare di chi usa belle parole e prospetta meravigliosi sentimenti, perché, probabilmente, potrà nascondere ben altre intenzioni. Si, ma chi lo ha detto? Chi lo ha stabilito? Non è certo una regola ferrea!

Eppure, è esattamente così che vanno le cose: anche chi, a conti fatti, non ha nessun motivo “secondario”, e vuole, soltanto, sperare in un amore romantico, in un amore vero, viene additato come un “fasullo”, una sorta di “falso adulatore” che sfrutta le belle parole per arrivare a finire sotto le coperte, e magari sparire il giorno dopo. Sarebbe d’uopo ricordare che, per fortuna, non tutti siamo fatti allo stesso modo!

Insomma: la tecnologia cambia e ci cambia, cambia il modo di approcciarsi ai sentimenti e di viverli, ma non potrà mai cambiare l’amore vero che qualcuno può voler vivere, anche senza nessun tipo di “doppio scopo”.

In fondo, sono proprio io uno di quegli inguaribili romantici, e mi piace pensare che, come diceva Charles Aznavour, “le mode cambiano, l’amore no!”

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