Approvata all’Ars la legge anti-crack: fondi e strutture per una lotta senza tregua alle dipendenze
Samuele Arnone
venerdì 27 Settembre 2024
È stato definitivamente approvato nel tardo pomeriggio di ieri il disegno di legge “anti-crack”, che introduce un sistema integrato di interventi sociosanitari ed educativi per affrontare le dipendenze patologiche. Il ddl prevede misure di prevenzione, diagnosi e riabilitazione sanitaria, insieme a percorsi di reintegrazione sociale per i giovani intrappolati nella spirale del crack.
Questo disegno di legge, approvato all’unanimità, ha mosso i primi passi nel 2022, in seguito al corteo “Emergenza crack” organizzato dall’associazione SOS Ballarò, che da tempo denuncia la diffusione di questa sostanza e il degrado socioeconomico che ha colpito il quartiere storico.
Diverse realtà si sono unite per fare pressione sull’Assemblea regionale affinché adottasse misure concrete per contrastare questa piaga sociale. Tra i promotori, oltre a SOS Ballarò, figurano anche Arci Porco Rosso e La Casa di Giulio, fondata da Francesco Zavatteri, che ha vissuto la tragica perdita del figlio Giulio per overdose. Questa legge nasce con l’obiettivo di promuovere il benessere della città e della collettività, grazie al contributo di molteplici attori, tra cui i Ser.D., le parrocchie, il dipartimento di Giurisprudenza e numerosi cittadini. Anche l’Arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha preso posizione in merito, denunciando pubblicamente il disagio di Ballarò e dell’intera città durante il 400° festino di Santa Rosalia.
Dopo lo slittamento del voto, la fumata bianca. Una legge voluta dalla comunità, per la comunità. Un passo decisivo verso la comprensione del fenomeno della tossicodipendenza, in cui tutti gli attori sociali, dai comitati di quartiere fino alle più alte istituzioni, hanno agito
nell’interesse della collettività. “La Sicilia è tra le prime regioni in Italia ad approvare una legge che punta ad adottare misure ed iniziative contro la tossicodipendenza ed in particolare contro la diffusione del crack”dichiara Nuccia Albano, assessore regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro “Abbiamo il dovere di impegnarci tutti quanti, ad ogni livello, per salvare i giovani che, purtroppo, cadono nella dipendenza di sostanze stupefacenti. Il ddl crack permetterà di contrastare l’uso delle sostanze stupefacenti, assicurando un futuro più sicuro alle giovani generazioni ed è un provvedimento volto non solo alla prevenzione, ma anche a garantire percorsi di cura e di reinserimento sociale per chi cade nella trappola della droga”.
Finalmente la Sicilia ha una legge per contrastare il fenomeno della tossicodipendenza, per dare una seconda possibilità a chi fa uso e a prevenire altre inutili morti. Ma in cosa consiste la legge?
Gli obiettivi
In questi anni le associazioni, i cittadini, gli enti pubblici e privati hanno sottolineato ripetutamente un concetto chiave: il problema del crack va affrontato sia dal punto di vista sanitario che sociale. Sono le strutture e le buone pratiche a fare la differenza, servono l’esperienza accumulata nell’ultimo decennio e personale qualificato che possa agire nelle varie fasi della dipendenza. Tutto questo adesso si può fare, mettendo al centro una rete di collaborazione tra enti pubblici, strutture private e comunità locali. L’idea di fondo è quella di creare un sistema che non solo offra assistenza, ma che sappia davvero rispondere ai bisogni complessi di chi vive intrappolato nelle dipendenze.
Al cuore della legge c’è il desiderio di rompere il ciclo distruttivo che lega la dipendenza a problemi sociali e sanitari, migliorando significativamente la qualità di vita non solo dei diretti interessati, ma anche delle loro famiglie e delle comunità di appartenenza. Attraverso il lavoro di équipe multidisciplinari e il coinvolgimento di attori sociali, si vuole offrire un vero e proprio percorso di rinascita personale, restituendo a chi è coinvolto il controllo sul proprio destino.
L’intervento si estende poi alla riduzione dei rischi associati all’uso di sostanze, promuovendo un consumo più consapevole e regolato, laddove necessario. Non si tratta solo di cura, ma di prevenzione a tutto campo, con iniziative educative e formative che coinvolgono anche le famiglie, affinché nessuno venga lasciato indietro. In una nostra recente intervista, l’attivista Nino Rocca ci ha parlato approfonditamente di come il problema del crack da anni distrugga le famiglie: “I genitori raccontano spesso di come i figli si trasformano, diventano violenti, tanto che spesso i genitori sono costretti a denunciarli per aggressioni contro di loro, aggressioni anche abbastanza pesanti”.
La legge riconosce l’importanza di elementi come l’arte, la cultura, lo sport e il lavoro dignitoso, strumenti di crescita personale e sociale, capaci di allontanare le persone dalle dipendenze. Accanto a questi, trova spazio nell’art. 11 l’esperienza di peer specialist, ex tossicodipendenti che, con la loro storia, possono diventare guide per chi sta affrontando lo stesso cammino.
Poi un tocco di concretezza: la possibilità di utilizzare immobili inutilizzati per ospitare gruppi di mutuo aiuto e altre attività, dando così nuova vita a spazi abbandonati, in un segno di riscatto per tutta la comunità, soprattutto in aree di avanzato degrado edilizio.
I nuovi organi
Tra le novità introdotte dalla legge, troviamo il Comitato regionale di indirizzo sulle dipendenze (CRID), il Tavolo per la ricerca e il coordinamento partecipato in area dipendenze (TaRCoPaD) e la Rete regionale diffusa sulle dipendenze (RReDD), tutti e tre istituiti all’interno del Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (DASOE) dell’Assessorato della Salute, come previsto dagli art. 4, 5 e 6 della legge.
Il CRID si propone di sostenere l’adozione e l’attuazione di interventi della Giunta regionale volti a contrastare le dipendenze, promuovendo strategie efficaci in questo ambito. Allo stesso tempo, mira a incentivare la ricerca e lo studio sulle dipendenze, favorendo lo sviluppo di nuove conoscenze e approcci. Inoltre, un aspetto chiave è l’assegnazione di immobili regionali inutilizzati per ospitare attività di prevenzione, riduzione del danno, trattamento e gruppi di auto/mutuo aiuto, offrendo così spazi concreti dedicati al supporto e alla cura.
Il TaRCoPaD collaborerà fianco a fianco con il Tavolo tecnico regionale permanente per la prevenzione delle dipendenze da sostanze e comportamenti, e servirà a individuare i metodi di indagine migliori per lo svolgimento delle attività di prevenzione, trattamento, riduzione dei danni e reinserimento sociale. Inoltre fungerà da organo di monitoraggio dei centri ad alta, media e bassa soglia e segnalare al CRID le eventuali carenze.
Infine, il RReDD, che farebbe da collante e da base per l’intera rete, contribuendo all’implementazione di un sistema unico regionale di accessibilità ai servizi, diffondendo la ricerca, lo studio e le buone pratiche inerenti alla prevenzione e al trattamento delle dipendenze patologiche, promuovendo la partecipazione di cittadini ed enti del terzo settore in iniziative di prevenzione, cura, formazione e reinserimento, monitorandone le attività e impegnandosi nella realizzazione di un vademecum, annualmente aggiornato e divulgato sul portale dell’Assessorato della Salute “Costruire salute”, indicante percorsi, servizi e strutture per le persone con dipendenze, le famiglie, le scuole e altri contesti relazionali di riferimento.
Centri a bassa soglia
Un altro dei punti nodali della norma è l’istituzione dei “centri a bassa soglia”, la cui importanza è stata reiterata più volte dagli esperti del settore. Un modo per offrire uno spazio sicuro e una prima assistenza, coprendo capillarmente tutto il territorio siciliano.
Con la legge infatti vengono istituite delle unità mobili impegnate in interventi di presenza, screening, sostegno e assistenza, soprattutto in quelle zone, urbane e non, dove si fa uso maggiormente di sostanze, dando anche un segnale di presenza umana, civile e sanitaria in quelle strade troppo spesso dimenticate.
Queste unità, oltre ad offrire assistenza sanitaria e a fornire strumenti di prevenzione, effettueranno esami tossicologici e screening biologici per individuare malattie infettive e sessualmente trasmissibili. E’ prevista una unità mobile per capoluogo di provincia, che possono diventare di più nel caso di situazioni critiche o di maggior consumo; idem per i cosiddetti drop-in, centri di accoglienza a bassa soglia “statici” ad accesso diretto ed immediato, previsti per far fronte a crisi temporanee e come supporto, anche dal punto di vista informativo, a percorsi di disintossicazione e riabilitazione.
I fondi stanziati
Sono più di 23 milioni di euro i fondi messi a disposizione per attuare la norma, distribuiti nel triennio 2024-2026. Per i centri a bassa soglia (art. 7) sono quantificati più di 2 milioni per il 2025 e 2.5 milioni per il 2026, mentre per i centri ad alta soglia gestiti dall’Assessorato alla Salute sono previsti 5.4 milioni sia per il 2025 che per il 2026, proveniente in parte dai fondi PNES progetto “Salute mentale – adattamento e sperimentazione dei PTRP nei DSM della Regione” e in parte dalla Regione.
Per quanto riguarda l’articolo 12, che prevede progetti di prevenzione nelle scuole di ogni ordine e grado, sono stanziati 1.7 milioni per ogni anno del triennio.
Infine, verranno investiti 3 milioni spalmati tra il 2025 e il 2026 in percorsi rieducativi e formativi multilivello, dedicati a consumatori e detenuti, mirati all’acquisizione di competenze utili per il mercato del lavoro, provenienti interamente dalle risorse del Fondo Sociale Europeo Plus 2021/2027.
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