Le nostre città stanno cambiando. In Sicilia, l‘esplosione degli affitti brevi turistici sta sempre più cambiando radicalmente il tessuto urbano, producendo una crescente crisi abitativa. Il settore immobiliare, vede una quota significativa delle sue proprietà convertite in case vacanza. Su oltre 608mila gli alloggi disponibili sulla piattaforma Airbnb in Italia nel 2023, l’11,4% degli alloggi disponibili si trova in Sicilia, percentuale che fa piazzare l’Isola al secondo posto in Italia. Una percentuale che continua a crescere, minacciando di rendere insostenibile la vita per i residenti locali.
L’esempio di Barcellona
Questa tendenza preoccupa molto le autorità locali e i cittadini, poiché rischia di trasformare le città e i borghi siciliani in mere attrazioni turistiche, a discapito della popolazione residente. La lezione che arriva da Barcellona potrebbe essere illuminante. Il 21 giugno 2024, il sindaco Jaume Collboni ha annunciato una decisione radicale: Barcellona smetterà di concedere nuove licenze e non rinnoverà quelle esistenti per le case vacanza, a partire dal 2029, costringendo i turisti a prenotare solo stanze d’hotel. Questa mossa, pur estrema, è una risposta necessaria alla gravissima crisi abitativa che la città catalana sta affrontando da diversi anni a questa parte.
Negli ultimi dodici mesi, gli affitti a Barcellona sono aumentati del 14%, e negli ultimi dieci anni del 68%, rendendo la vita insostenibile per molti residenti. Un problema che non è esclusivo della città spagnola, ma comune a molte metropoli globali, dove i residenti non possono più permettersi di vivere nelle loro stesse città a causa della “turistificazione“. Anche Berlino ha affrontato una situazione simile, vietando nel 2016 gli affitti brevi di interi appartamenti, sebbene l’implementazione della legge sia stata complessa a causa della mancanza di collaborazione delle piattaforme online.
Affitti brevi e crisi abitativa
Il governo italiano sta considerando infatti da qualche anno un disegno di legge per limitare gli affitti brevi. La proposta include un soggiorno minimo di due notti e l’obbligo di un codice unico nazionale per ogni appartamento, da esporre sugli annunci e alla porta di ingresso. Mentre Airbnb sembra essere d’accordo sulla seconda misura, ritiene che la prima sia punitiva per i piccoli proprietari.
In Sicilia, una regione fortemente coinvolta nel fenomeno degli affitti brevi, la questione è particolarmente sentita. I siciliani affrontano già sfide significative nel settore abitativo, e l’aumento degli affitti turistici rischia di esacerbare ulteriormente la situazione. La lezione di Barcellona potrebbe servire da spunto per riflettere su politiche più rigorose anche nella nostra regione. L’Osservatorio del turismo della Regione ha registrato circa 6200 Bed & Breakfast e case affittate per scopi imprenditoriali a fini alloggiativi turistici nel 2021. Tuttavia, in Sicilia non è ancora stato attivato il Codice identificativo regionale per le strutture ricettive, portando a stimare che il numero effettivo degli alloggi turistici sia più del doppio di quello ufficialmente registrato.
Il Sunia ha ripetutamente richiesto, senza successo, un confronto con il governo regionale sul tema del disagio abitativo, proponendo un piano per incrementare l’offerta abitativa a canoni sostenibili per le famiglie a basso reddito, l’individuazione immediata degli immobili pubblici dismessi per la realizzazione di edilizia pubblica, la regolamentazione degli affitti turistici e l’attuazione di misure, anche fiscali, per incentivare l’immissione sul mercato degli alloggi privati inutilizzati.
La necessità di un equilibrio
La crisi abitativa è un problema complesso che richiede soluzioni altrettanto complesse e bilanciate. La Sicilia non può permettersi di ignorare questo fenomeno, pena la perdita di vivibilità per i suoi cittadini. Guardiamo a Barcellona come un esempio, ma lavoriamo per trovare la nostra strada. È fondamentale trovare un equilibrio tra il turismo, vitale per l’economia locale, e la necessità di garantire un diritto fondamentale, quello alla casa. Le misure proposte dal governo italiano potrebbero rappresentare un primo passo in questa direzione, ma sarà essenziale monitorare attentamente la loro efficacia e l’impatto sui residenti.