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Cimitero dei Rotoli a Palermo, anno 2020.
L’emergenza al campo santo del capoluogo siciliano continua senza sosta. Fra un inceneritore che continua a funzionare a mezzo servizio e una gestione logistica dell’area che lascia a desiderare il luogo di commemorazione dei propri cari finisce per essere la storia di un calvario senza fine.
UN’EMERGENZA SENZA FINE
Una crisi i cui albori risalgono alla fine di febbraio, quando le salme a deposito erano 380. A seguito del lockdown e dello scoppiare della pandemia da covid-19, si è faticato a trovare soluzioni reali al problema. Consueguenza? Il numero di salme è andato via via aumentando, fino a giungere a giugno a quota 600.
L’ex assessore Roberto D’Agostino, l’11 luglio scorso, aveva annunciato una risoluzione dei problemi già per il mese di settembre. A causa dell’alluvione abbatutasi su Palermo quattro giorni dopo, le salme in molti casi sono state raggiunte dall’acqua piovana. Intorno alla fine di luglio, arrivano quindi le dimissioni dell’assessore al ramo, con lo stesso sindaco Leoluca Orlando che si è preso la delega ai servizi cimiteriali, annunciando una soluzione rapida e veloce.
Dopo un primo calo delle salme a deposito, scese fino a 400, il numero di bare è nuovamente aumentato. Non sono bastate le numerose ordinanze del sindaco a frenare il caos.
Il quadro, più o meno, rimane sempre lo stesso: loculi assenti, salme accatastate a deposito con coperture in zinco gonfie e, in alcuni casi, scoppiate, con i liquidi dei poveri deceduti a volte colati. Il tutto accompagnato da miasmi percepibili anche dagli olfatti meno fini. Insomma, non è certamente un modo degno di onorare i propri defunti.
A questo si aggiunge la condizione generale del campo santo. Come documentato in data 16 novembre, alcune aree del cimitero risultavano sprovviste d’acqua. Molti muretti e scale erano pericolanti o comunque crollati in parte. Inoltre, l’area delle fosse comuni risultava in alcune parti compromessa, con materiali, rami ed addirittura lapidi dei defunti gettate nei vialetti antistanti le sepolture. Insomma, uno scenario da villaggio distopico.
L’IGIENISTA CLAUDIO COSTANTINO: “RISCHI PER LA SALUTE DEI CITTADINI”
Della situazione delle bare a deposito ne abbiamo parlato con Claudio Costantino, professore di Igiene all’Università degli Studi di Palermo.
“La situazione dal punto di vista igienico sanitario, quella per cui mi esprimo, dovrebbe considerare delle misure che possano abbattere il rischio biologico per la popolazione, un rischio biologico, batterico in particolare. Perchè purtroppo le bare che non vengono sepolte, attraverso processi di decomposizione della salma possono portare alla formazione di gas ed allo scoppio (per fortuna in casi rari), o di liquidi che possono fuoriuscire dalla stessa. Nel caso in cui questi vengano toccati, potrebbero rappresentare un rischio biologico per la persona“.
STATO DELLE BARE E RISCHI PER L’UTENZA
Alla domanda sullo stato delle bare a deposito, Costantino risponde che “si, ci sono delle bare gonfie. Sembra che la saldatura stia comunque tenendo al momento. Non sappiamo quanto possa reggere. Sono bare tra l’altro di persone decedute da diversi mesi. Il processo di trasformazione cadaverica sta chiaramente andando avanti“.
Relativamente al possibile presentarsi di rischi per la popolazione a medio e lungo termine, il professore non ha dubbi.
“I rischi sono quelli dovuti alla possibile non tenuta della bara. Quindi alla fuoriscita di liquami, di liquidi derivati dalla trasformazione cadaverica e allo scoppio della bara. Quindi – ripete – a rischi di tipo fisico, biologico e di tipo batterico. Quindi è opportuno procedere al più presto alla tumulazione di queste bare, sicuramente dal punto di vista etico, ma anche, nei limiti dei problemi che ci sono in questo momento al cimitero dei Rotoli, con l’obiettivo primario della salute pubblica dei parenti delle salme”.“.
L’igienista puntualizza inoltre la necessità, da parte dei cittadini e dell’amministrazione, di dotarsi e di mettere a disposizione per l’utenza i dispositivi di protezione individuale e i prodotti igienizzanti per una visita in sicurezza ai propri cari.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE ED IGIENIZZANTI
“Io ritengo che possa essere una cosa importante mettere in atto quelle misure che stiamo già usando, le misure che stiamo mettendo in campo per l’emergenza coronavirus. L’utilizzo dei calzari per chi viene a trovare i propri cari che non sono stati sepolti, di guanti, l’igienizzazione delle mani, l’utilizzo della mascherina: sono tutte misure che possono essere opportune. Può essere importante, prima di entrare nei depositi, poter avere a disposizione questi dispositivi di protezione individuale per quelle persone che ne sono sprovviste“.
“Per quanto riguarda invece le persone che vengono a trovare i propri cari, E’ chiaro stiamo parlando di persone a cui si vuole bene e che rappresentano i propri cari, la propria famiglia. Quindi è giusto che vengano a trovarli ed e’ comprensibile che magari si voglia toccare la bara. Però ricordiamoci sempre l’importanza di igienizzare prima e dopo le mani (e per questo il Comune dovrebbe garantire almeno l’igienizzazione in entrata ed in uscita). Inoltre sarebbe utile, per esempio, tornando a casa di lasciare le scarpe fuori dalla porta ed igienizzare la suola appena possibile se non si sono usati dei calzari. L’odore dei depositi, che può essere fastidioso specialmente nei mesi più caldi, viene di fatto limitai dalla mascherina che in questo momento storico dobbiamo utilizzare per altri motivi e che ci aiuta giocoforza a limitarlo“.
Dopo aver effettuato un giro del campo santo, erano presenti dei dispenser soltanto alle entrate principale del campo santo, tra l’altro vuote. Assenti invece sia i dpi che i gel all’ingresso dei vari depositi.