“Un codice identificativo di riconoscimento per gli alloggi, i B&B e le case vacanze in Sicilia. Non è solo questione di trasparenza e rispetto delle regole in un settore in forte espansione, ma anche di prevenzione nell’ottica di garantire una migliore sicurezza e tutela per gestori e turisti”. A lanciare l’appello, all’Assessorato regionale al Turismo, è il presidente Regionale di Confcommercio Francesco Picarella.
“Chiediamo quindi – aggiunge Picarella – all’Assessorato di attivarsi fin da subito per una seria riforma della legge sul turismo che sia più confacente alle necessità attuali, con la chiara e netta individuazione dei soggetti abilitati alle professioni turistiche secondo regole certe. L’analisi fatta dalla guardia di finanza tra il mese di giugno e agosto a seguito dei controlli effettuati su bed and breakfast e appartamenti in affitto, mostrano un quadro preciso di come il settore turistico in generale vive un momento di confusione, dove l’interpretazione delle regole viene spesso utilizzato a proprio piacimento”.
“A pagarne le conseguenze – spiega – non solo solo le attività regolari, che subiscono concorrenza sleale, ma anche i turisti che pensando di risparmiare, spesso incorrono in strutture che evadono il fisco o che non garantiscono la giusta qualità dei servizi. I dati di agosto, dicono che il turismo siciliano ha avuto l’exploit che noi tutti speravamo, ma non possiamo nascondere che le statistiche sono fortemente condizionate dalla piaga dell’abusivismo, non soltanto in riferimento ad alloggi in nero o finti alberghi celati dietro mentite spoglie, ma anche di altri settori legati alla filiera turistica che vivono un momento difficile; come ad esempio molto diffuso il fenomeno di associazioni e singoli soggetti che si improvvisano agenti di viaggio e propongono pacchetti turistici apparentemente vantaggiosi ma in realtà sprovvisti delle necessarie garanzie ed assicurazioni per il consumatore”.
“Oppure il fenomeno dilagante degli “home restaurant” – continua – che in barba a tutte le regole sanitarie e di trasformazione del prodotto manipolato, offrono somministrazioni di cibi e bevande in alloggi senza le necessarie certificazioni sanitare ed urbanistiche richieste a tutti quei pubblici esercizi che, invece illuminano, con la propria insegna una angolo di città”.
“E’ arrivato il momento – conclude Picarella – che ogni soggetto si assuma la propria responsabilità e si mettano in pratica tutti gli strumenti necessari per garantire una sana concorrenza, soprattutto a tutela di chi investe, ha investito e continua ad investire, confrontandosi quotidianamente con le difficoltà del pagamento dei contributi, dell’Iva, provando ad allontanare lo spettro di cartelle Equitalia e senza godere dalla giusta serenità”.