Non era passata inosservata, lunedì scorso, la preghiera di Papa Francesco che affidava a Dio le sorti degli artisti in questo momento di particolare crisi causata dalla pandemia da coronavirus.
E proprio loro per mano o penna, è il caso di dire, dello scrittore Sandro Veronesi, con un “tono così sfrontatamente confidenziale“, hanno voluto ringraziare per l’attenzione – maggiore di quella dimostrata delle istituzione almeno al momento – che Francesco ha rivolto al mondo dell’arte.
“Caro Francesco, Santo Padre, ti scrivo per rappresentarti la commozione di tanti miei amici artisti per la preghiera con la quale, lunedì mattina, prima della messa delle sette, li hai rammentati. Ma come? Proprio il Papa ci raccomanda a Dio, dopo che per secoli la Chiesa ha imposto agli artisti la sepoltura fuori dalle mura, cioè fuori dalla terra consacrata, insieme con i suicidi e i non cattolici? Proprio lui si è ricordato di noi, si è preoccupato per noi, ha pregato per noi? Non riuscivano a crederci, capito? Si erano già abituati al fatto che in questo momento nessuno abbia un pensiero per loro, e anzi emerga, come sempre nei tempi di restrizioni, quell’avversione piccolo-borghese nei confronti degli irregolari (…)”.
Inizia così la lettera che, nell’efficace semplicità di Veronesi, porta il messaggio sì di alcuni artisti in senso lato, ma in generale di tutti soprattutto di coloro che sono “invisibili“, ovvero i tecnici, nel senso che non stanno sul palcoscenico e non prendono gli applausi, senza i quali però la macchina di qualunque spettacolo non potrebbe mettersi in moto.
” (…) sempre per il tramite dei miei amici, sono a rappresentarti la riconoscenza anche dei loro amici invisibili, i comprimari, gli assistenti, i tecnici, i lavoratori in genere che danno il loro necessario contributo affinché gli artisti possano indicare, come tu hai detto, la strada per la bellezza. E questi sono tanti, caro Francesco, e tu lo sai — migliaia, e non hanno la minima idea di quando potranno tornare a lavorare. Tribolano, e più sono invisibili più tribolano, e i miei amici mi hanno pregato di ringraziarti anche da parte loro“.
In occasione dell’invio di questa missiva, poi, l’artista siciliano Mimmo Paladino ha voluto donare al Santo Padre anche una sua opera che ritrae il Cristo in croce, l'”amico di tutti che da venti secoli indica la strada della salvezza, raffigurato nella postura che lo ha reso così amato, potente e necessario“.
Tra gli artisti che hanno sottoscritto questa lettera anche Roberto Andò, Giuseppe Fiorello e Rosario Fiorello, Ferzan Ozpetek, Mimmo Paladino, Rocco Papaleo e Carlo Verdone.