Elipista di Taormina verso il bivio finale. Potrebbe materializzarsi già il 20 dicembre di questo anno la data cruciale in cui il Comune di Taormina punta di chiudere a proprio favore il braccio di ferro sull’opera realizzata in occasione del G7 di maggio, che ha visto sinora contrapposta la casa municipale alla Soprintendenza di Messina sulla trasformazione della struttura da provvisoria a definitiva.
Il “terreno di battaglia” di Piano Piscina sul quale si sta giocando l’atto che probabilmente sarà cruciale per la questione è il Consiglio regionale dell’Urbanistica al quale il Comune ha chiesto il placet alla variante urbanistica per l’area. Il Cru, tuttavia, non si è ancora pronunciato, sin qui ha rinviato l’argomento e i tempi per il parere di questo organo non si preannunciano brevi.
E allora la Giunta di Taormina vede avvicinarsi all’orizzonte la fatidica data esatta in cui scatterebbe il silenzio-assenso, spartiacque che rappresenterebbe il via libera ai piani di Palazzo dei Giurati. La pratica intrapresa dal Comune richiama, nello specifico, l’art.19, comma 2 del Decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n.327, Testo Unico delle Disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità. “L’approvazione del progetto preliminare o definitivo da parte del Consiglio comunale costituisce adozione della variante allo strumento urbanistico”, si legge a tal proposito nella normativa in questione.
L’Amministrazione di Taormina sostiene, in pratica, che trattandosi di una variante al progetto il termine entro il quale andrà deliberato il punto al Cru è di 90 giorni, che decorrono da quando l’istanza ha avviato a fine settembre il proprio corso a Palermo. Il termine entro il quale il Comune conta di ottenere l’eventuale placet “silenzioso”, se non dovesse arrivare da qui al 20 dicembre il pronunciamento del Cru, sarebbe decisamente inferiore ai 120 giorni che invece viene ritenuta come la corretta tempistica in oggetto dalla Soprintendenza, secondo la quale l’opera sarebbe “non conforme” in termini urbanistici e paesaggistici e sempre per la quale la variante verrebbe pure stoppata dal fatto che proprio le Belle Arti hanno valutato l’elipista come “opera abusiva”.
La questione dell’elipista si sta trasformando in una “patata bollente” col retrogusto già di una beffa per la Regione, visto che la prima sezione del Tar di Catania ha dichiarato nei giorni scorsi cessata la materia del contendere, accogliendo il ricorso presentato da Palazzo Chigi contro la Soprintendenza. Il Tar si è pronunciato sulla base dell’avvenuto annullamento da parte della stessa Regione (assessorato ai Beni Culturali) del provvedimento di rimozione dell’elipista di Piano Piscina, adottato dalla Soprintendenza di Messina.
Con questa decisione dei giudici del Tar, è stato così ribadito che il provvedimento della Soprintendenza è da ritenersi annullato, e viene meno la decisione proprio delle Belle Arti nella quale si era disposto in precedenza il ripristino dello stato dei luoghi (riportando cioè il piazzale a quando non era stata realizzata l’elipista). E a questo punto la vicenda dovrà essere risolta dalla Regione Siciliana, così come il Commissario straordinario per il G7, Prefetto Riccardo Carpino aveva sollecitato sin dal 30 giugno scorso. Competerà alla Regione, che è stata anche condannata alle spese di giudizio, approvare o meno la variante o demolire l’elipista – nel caso fosse necessario – come da impegni presi in sede di conferenza di servizi lo scorso febbraio.