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L'aggiornamento sulla crisi del settore

Emergenza rifiuti, l’Assessorato individua le strategie in sinergia con Roma

lunedì 26 Giugno 2023
Roberto Di Mauro

Si lavora senza sosta negli uffici di Viale Campania per tenere a bada l’emergenza rifiuti in Sicilia. Altrettanto costanti sono i dialoghi tra Roma e il governo Schifani per mettere a punto delle strategie. Un aggiornamento sullo stato di crisi?
L’Assessorato ai Rifiuti, guidato da Roberto Di Mauro, sta mettendo in campo tante risorse. Un riepilogo, intanto, va fatto in merito ai lavori che si stanno svolgendo per le discariche di Bellolampo, Borromea, e quella di Sciacca. Lavori programmati con i fondi POC. In questi anni la finanza pubblica ha sostenuto le grosse discariche le quali, una volta completate, daranno un po’ di respiro alla Regione.

I fondi FESR non prevedono finanziamenti per nuove discariche. Quindi il dipartimento, retto dal dirigente generale Maurizio Costa, sta cercando di reperire risorse fra le pieghe del POC o di FSC per finanziare un ulteriore ampliamento di un’altra vasca nei dintorni di Bellolampo e un’altra nel gelese. Ma l’obiettivo della Regione non è soltanto la discarica, ma anche quello di redigere e approvare entro l’anno il nuovo piano regionale dei rifiuti e poter programmare le attività. Atto fondamentale. Si tratta di un’azione abilitante, dicono dall’Assessorato: vuol dire che mancando questo strumento, la Commissione europea non eroga i finanziamenti. È in itinere il confronto tra governo romano e quello regionale sulla possibilità di istituire una struttura commissariale per accelerare le eventuali procedure per la valorizzazione dei rifiuti. Dunque, mettere in campo le operazioni tecnico normative per realizzare i termovalorizzatori tanto auspicati, come da programma politico enunciato dal presidente Renato Schifani il giorno dell’insediamento, prevedendone uno in Sicilia Occidentale e l’altro in Sicilia Orientale.

Il DPCM del 2016 dava alla Regione la possibilità di rilevare la quantità di rifiuti da portare a termovalorizzazione. Il piano nazionale dei rifiuti prevedeva per la Sicilia una quota di circa 390 tonnellate di rifiuti da portare alla termovalorizzazione, indicando, inoltre, il numero di strutture minime da realizzare sull’Isola. Il presidente Schifani è stato già a Roma, per redigere una bozza normativa che se condivisa consentirà alla Sicilia di essere maggiormente incisivi, agevolando la termovalorizzazione. Per installare i relativi impianti ci vorranno almeno 4 anni. Ecco perché l’Assessorato sta correndo per le discariche, quale polmone per superare questo periodo di crisi. A Bellolampo i lavori alla vasca sono in atto, e dovrebbero concludersi entro due mesi. La Rap sta nuovamente misurando la quantità di rifiuti conferiti e se è possibile abbancare materiale con una apposita ordinanza del sindaco.

Un fatto importante, se consideriamo l’aggravante di dover esportare i rifiuti fuori dal territorio siciliano. E in questo momento le Srr stanno individuano i siti regionali dove poter conferire il flusso dei rifiuti: ad esempio ci sono alcune province, come quella di Messina, dove mancano le discariche  e necessariamente saranno individuati altri siti. Ecco che i termovalorizzatori diventano sempre più indispensabili per limitare i costi di trasporto. Aggiungiamo gli extra costi che mettono in crisi i bilanci dei singoli comuni, che non avendo adeguate discariche dove conferire il materiale, sono costretti a riversare il disagio in altre zone.

Viale Campania annuncia che ci saranno delle novità sul piano delle attività di bonifica che riguardano il recupero dei siti orfani. Nei prossimi giorni sarà fornito un parere positivo per la programmazione dei fondi POC: circa 8 milioni di euro da utilizzare, di questi alcuni milioni serviranno alla riqualificazione di vecchie discariche abbandonate. La procedura prevede in prima battuta la valutazione da parte della Regione delle condizioni dal punto di vista ambientale, e poi il progetto da fare. In questo momento, sono stati spesi  per ciascun sito circa 300 mila euro di indagine. In Sicilia ce ne sono 500 da rivedere e rispetto ai quali si è aperta una fase di geolocalizzazione e di studio, e man mano si deciderà sul da farsi.

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